Home COMMENTO A LIBRI FAMOSI Nascita dell’uomo nuovo: il ruolo del nazionalismo. Prof Carlini

Nascita dell’uomo nuovo: il ruolo del nazionalismo. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
0 comments

Nasce la personalità come simbolo dell’uomo nuovo che unito ad altri forma l’opinione pubblica. Il Nazionalismo ne rappresenta, a quell’epoca, il collante sociale.

Capitolo 9 del libro 1914 – Nei secoli e decenni antecedenti lo scoppio del primo grande conflitto, esistevano solo le masse popolari, all’alba della prima guerra mondiale, invece, appare nel mondo occidentale una novità:  la personalità che unite ad altre forma l’opinione pubblica. Nasce l’uomo moderno. Le Speranze, le paure, le idee, i presupposti mentali e la sensibilità umana, prima dello scoppio della Prima guerra mondiale in Europa.

nazionalismo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quanto qui scritto non emerge dal testo di riferimento “1914”, ma appartiene a me stesso come analisi derivante dalla totale riaggregazione degli spunti ricevuti dal libro.

Tra il 1880 e gli anni a ridosso della Prima guerra mondiale s’impongono dei concetti rivoluzionari rispetto al passato:

  1. prima degli ultimi decenni del XIX secolo, esistevano masse d’uomini e donne prevalentemente rurali e al servizio (sostanzialmente proprietà) di un aristocratico. Persone particolarmente fataliste, che credevano nei fantasmi e imbevute di una religiosità profonda e pervasiva (simili al fondamentalismo islamico d’oggi). Dal 1880 in poi e soprattutto fino al 1914 s’affermano, nella società civile, timidamente urbanizzata, nuove figure d’uomini (le donne seguiranno solo successivamente al termine del primo conflitto), uomini dotati di personalità, che unite tra loro formeranno l’opinione pubblica. La personalità è quell’attitudine nuova, per la civiltà dell’uomo, di saper esprimere un punto di vista autonomo dagli altri e soprattutto introspettivo. Le persone iniziano a esprimersi con la frase “…io penso che…”. Il prezzo da pagare per questa evoluzione si chiama “nazionalismo”, che assume il ruolo di rigenerazione per l’uomo moderno rispetto a quello del passato, vittima della fede religiosa ossessiva, dei fantasmi e superstizione. Questo nazionalismo ha caratteri di violenza e contrapposizione con le altre comunità (come i bambini all’asilo che discutono sulla proprietà dei giocattoli) però ha la forza di condurre le nuove personalità, l’Uomo moderno, in un mondo nuovo, quello costituito da diverse individualità che si riconoscono tra loro. E’ un momento storico magnifico, perché finalmente l’Uomo si guarda allo specchio potendosi esplorare nella sua intimità, fatto mai accaduto precedentemente, se non in una ristretta cerchia di nobili. La storia smette d’essere scritta da pochi diventando di tutti. Nasce la società, quindi la società moderna, lo Stato, il nazionalismo come collante tra personalità e quindi l’opinione pubblica con i suoi isterismi;
  2. su ogni azione umana, si conferma un grande bisogno di “nuovo & novità” che vuole prendere con forza e a volte violentemente, le distanze dal passato. In questa volontà di distacco dal passato, si verificano però due eventi, apparentemente contrapposti che sono:

1 – il timore che il vecchio mondo decada e quindi il bisogno di reagire alla supposta idea di decadenza dell’Occidente;

2 – la necessità di un nuovo mondo con regole e sensibilità diverse.

Come conciliare due forze che appaiano in contrasto? Il coordinamento tra difesa del vecchio e bisogno di nuovo, rappresentano l’affascinante storia del periodo 1880-1914.

Entrando più nel dettaglio, vanno approfonditi una serie d’aspetti:

  • il diffuso timore che il mondo tradizionale possa entrare in decadenza e con esso il primato dell’Occidente. Si teme di perdere quei caratteri tipici dell’uomo vero, forte, orgoglioso rispetto alle nuove generazioni di “debosciati” che si affacciano nella società di cui, soprattutto, non si conoscere il grado d’affidabilità e fedeltà allo Stato. In questa logica la guerra diventa un evento auspicabile per misurare e alimentare la compattezza sociale, unita nella novità dell’epoca: lo Stato Nazionale;
  • ecco la parola magica di quel periodo: la società moderna in uno Stato che la rappresenti. L’unità sociale e la massa delle persone serve, a quel tempo più di prima, che siano compatte nella difesa dell’onore e dei bisogni di uno Stato, che non è più solo emanazione aristocratica, ma inizia a svolgere un ruolo di sintesi per tutti i cittadini, chiamati così a raccolta. Per attuare questo richiamo, come già accennato serve il nazionalismo. Contemporaneamente alla nuova partecipazione sociale allo Stato (sia democratico che autoritario) nasce la preoccupazione della decadenza come importanza e ruolo nel mondo. E’ possibile opporsi alla decadenza?
  • Intorno al tema della decadenza dell’Occidente, sono coinvolti tutti gli strati sociali che percepiscono come un “furto” il tramonto dell’importanza del loro Stato nel mondo, in una sorta di complesso e timore d’essere defraudati della nuova e appena conquistata partecipazione sociale allo Stato;
  • per reagire alla paura da decadenza, si sviluppano una serie di passaggi che iniziano con una critica feroce, dissacrante e in costante contraddizione con se stessa, espressa da Frederich Nietzsche. A questo “delirio” si unisce una nuova forma d’arte. Citando pagina 295 del libro 1914: L’arte non serviva più a conservare i valori sociali vigenti: era qualcosa di schioccante, liberatorio. Gustav Klimt e i giovani artisti che come lui voltarono le spalle all’associazione ufficiale degli artisti viennesi non credevano più ai dogmi dell’arte realista. Uno degli obiettivi dichiarati della Sessione viennese era proprio quello di non raffigurare il mondo così come si presentava, ma penetrare oltre la superficie per catturare la vita pulsionale ed emotiva. In realtà Nietzsche era solo un pezzo di un più ampio meccanismo, in cui tutti hanno voluto leggerci la giustificazione a un proprio modo di percepire la realtà. In un certo senso, nella sua concettuale confusione, Nietzsche ha offerto una casa culturale e un riferimento alle nuove tendenze dell’introspezione umane come ai nudisti, vegetariani, femministe, al libero amore, il culto del sole, le comuni, la condivisione delle donne, al movimento dei giardini urbani e tanti altri movimenti uniti in una sola grande rivolta contro la moderna civiltà industriale. Nietzsche, in questo modo, critica e anticipa la società moderna;
  • affiancata alla feroce critica di Nietzsche, oltre alla rivolta dell’arte che cerca l’introspezione rispetto la rappresentazione del reale, nel bisogno di conservare il vecchio per rilanciarlo e temendo che crolli, famose sono le considerazioni di Oswal Spengler, nel libro del 1914 “Il Declino dell’Occidente” chiedendosi se è necessario subirlo e come reagire;
  • a Spengler si unisce il generale tedesco von Bernhardi, scrivendo “La Germania e la guerra che si attende” del 1914, dove oltre a sensibilizzare la Nazione al concetto di guerra, ne giustifica l’essenza per difendere l’onore dello Stato. Si può vivere senza onore? Del resto Bernhardi introduce il concetto di distruzione creativa che verrà pensato come definizione del capitalismo da Schumpeter nel 1942 scrivendo “Capitalismo, socialismo, democrazia” ;
  • l’opinione pubblica britannica, attraverso i romanzi allarmisti (puro terrorismo sociale) di Le Queux, era già stata introdotta all’idea di guerra con “L’invasione del 1911” e “Una nazione alle armi” chiedendo il servizio militare obbligatorio;
  • già nel 1890, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito tedesco, Helmut von Moltke, l’artefice della vittoria sulla Francia del 1870, dichiarò al Reichstag che l’epoca delle guerre “di gabinetto”, quale emanazione delle case regnanti, era terminata. La nuova guerra sarebbe stata di popolo con conseguenze incalcolabili in termini di danni e una durata nel tempo dai 7 ai 30 anni. In pratica sarebbe cessata “la convenienza” allo scontro armato come prosecuzione della politica;
  • si stavano segnando così quelli che James Joll (storico inglese) chiamò “i presupposti taciti” come caratterizzazione di un’era;
  • le diverse fonti citate, trovano un punto di coagulo nella cultura ufficiale e in particolare nello storico tedesco Heinrich von Treitschke che reinterpreta il passato (lo inventa da capo) dandogli una finalità nazionalista che sarà poi nazionalsocialista. Questa capacità di rivisitazione storica avrà un grande impatto sui programmi scolastici di tutta l’Europa per educare le nuove menti a una sensibilità nazionale e nazionalista;
  • all’opera accademica di Treitschke rispondono sia gli inglesi che i russi. I primi, con il generale Baden Powel nell’istituzione dei boy scout (in una sorta di militarizzazione dei giovani) grazie anche ai fumetti, sia francesi che inglesi, sull’impegno vittorioso del giovane bianco sui cattivi, negri e asiatici, nemici dell’Occidente. All’opera di Baden Powel si affiancherà anche un altro generale britannico, anch’esso eroe di guerra nella campagna boera, Lord Roberts (il Comandante in capo dell’Esercito britannico in Sud Africa) nell’istituzione di una serie di leghe navali e militari, per coinvolgere i civili nella difesa e rilancio delle Forze Armate. A questi movimenti sociali e nazionalistici inglesi, risponde anche la Russia che intravede una diversa formula di nazionalismo per la sua missione di civiltà nel mondo. I Russi pensano a un nazionalismo che coinvolga tutte le popolazioni slave e non solo quella russa. In questo modo la proiezione di potenza russa si estende automaticamente sui Balcani, entrando in conflitto con gli Imperi Austriaco e Ottomano. Quindi il nazionalismo russo si applica su un’etnia anziché un solo popolo. Questo concetto verrà ripreso dai tedeschi successivamente;
  • l’impegno culturale, scolastico e sociale al nuovo nazionalismo, porta negli artisti al bisogno e voglia di guerra. Il riferimento corre in particolare a D’Annunzio e Marinetti;
  • va ricordato come le lezioni di Treitschke spingessero verso il nazionalismo, quindi il militarismo, saldandosi al darwinismo sociale, una miscela d’incredibile impatto sull’opinione pubblica resa così isterica;
  • sull’isterismo delle masse “pensanti”, è interessante notare l’esperienza del sindaco di Vienna, Herr Karl Lueger tra il 1897 e il 1910, capace di mobilitare le classi più povere e il disagio sociale contro gli ebrei, chiamati ad assolvere un ruolo, che in quel periodo diventerò storico: il capo espiatorio, colpa di tutti i mali. Da quell’esperienza Adolf Hitler trasse molti insegnamenti, restandone impressionato;
  • sul concetto di povertà va ricordata la grave crisi finanziaria del 1873 con epicentro Vienna, causata dall’ingresso di cereali a basso costo dalle Americhe e dalla Russia. Questo fatto comportò sia la fine di un grande numero di proprietà terriere, che il loro importante spezzettamento, producendo un nuovo proletariato urbano particolarmente povero e arrabbiato. Disoccupazione, povertà e rabbia furono i nuovi detonatori per la rivolta sociale a cui si affiancavano sia i cattolici, nelle loro nuove conformazioni di partito (i popolari) che i socialisti, attraverso i sindacati. L’insieme di questo importante movimento d’opposizione, tradotto poi nell’incubo di scioperi devastanti, spinse verso l’insoddisfazione della stessa borghesia verso le classi governanti e dirigenti d’estrazione nobile e di natura fondiaria. Detto in altri termini, la guerra era vista come necessaria per trovare nuove strutture sociali in grado di rispondere all’intera società e non solo a una parte di essa;
  • nel frattempo proseguì lo scambio tra borghesi e nobiltà in termini di titoli contro nuova ricchezza, attraverso matrimoni misti. Il poeta inglese Stefan George parla di “vili anni di sudiciume”;
  • gli anni di sudiciume sono anche anni bagnati dal sangue di un’importante campagna d’attentati, soprattutto di matrice anarchica a danno di molti regnanti, primi ministri, presidenti e borghesi, in tutto il mondo occidentale;
  • la durezza del pensiero di Nietzsche sfocia nel poetico (forse per reazione) attraverso le lezioni del filosofo Henri Bergson a Parigi, confermando la potenza dell’uomo e del suo impeto verso la vita. Su questo filone, lo Stato Maggiore francese giunse alla conclusione che l’assalto verso le posizioni nemiche e la guerra offensiva sia migliore della difesa e che l’élan vital (lo spirito del guerriero) possa compensare la tecnologia: artiglieria, mitragliatrici, filo spinato, aerei;
  • è d’obbligo citare il libro 1914 a pagina 293: qualcosa d’immensamente grande andava invecchiando e si faceva sempre più debole: era l’antica Europa cosmopolita, ancora agricola e feudale, un mondo di belle donne, sovrani galanti e alleanze dinastiche, l’Europa del XVIII° secolo e della Santa Alleanza, un’Europa moribonda. Qualcosa di nuovo, giovane, pieno d’energia ma ancora difficile da immaginare iniziava a profilarsi all’orizzonte. Qualunque cosa fosse, lo sentivamo nelle ossa come una gelata o come l’arrivo della primavera, alcuni con un dolore sordo, altri con gioia incontenibile;
  • merita un’altra citazione il testo “1914” quando descrive l’Europa intera negli anni prima dello scoppio della guerra, a pagina 297: A ridosso della guerra tutte le principali potenze avevano conosciuto gravi e prolungate situazioni di crisi, dalla questione irlandese in Gran Bretagna all’affare Dreyfus in Francia, dall’eterno stallo tra la corona e il parlamento in Germania ai conflitti tra minoranze nazionali nei territori austroungarici senza contare una mezza rivoluzione in Russia. In alcuni casi la guerra venne invocata come un possibile rimedio alle divisioni e alle rivalità interne, e da quel punto di vista, almeno per certi versi, si sarebbe rivelata un rimedio efficace: nel 1914 in tutti i paesi belligeranti si fece un gran parlare di nazione in armi e “union sacrée” in un travolgente senso d’appartenenza per accantonare le differenze di classe, regione, etnia e fede serrando i ranghi delle forze nazionali nel nome della concordia e dello spirito di sacrificio;

A conclusione di questo lungo racconto, sulla nascita della personalità come sistema sociale nell’anteguerra al Primo conflitto, va ricordato come mai, sino a quel momento l’Uomo e solo successivamente la Donna, qualche anno dopo, abbiano mai esplorato l’introspettivo e l’interpretabile, staccandosi dalla concretezza. Oggi tutto questo è acquisito seppur in una forma simile alle ali di Icaro, fatte di cera, che consentono comunque l’esplorazione panoramica del reale, in un costante pericolo di non concretezza.

La complessità del periodo s’esprime attraverso due opposte e complementari tendenze che vogliono sia distaccarsi (addirittura rompere) con il passato, grazie alle nuove facoltà e possibilità d’interpretazione dell’Uomo moderno (quasi si fosse dotato di una terza gamba per correre più veloce) e il contemporaneo timore di perdere la potenza, influenza, ricchezza, agi e serenità dell’era dell’oro occidentale. La guerra ha risposto a entrambe queste necessità. Una guerra per difendere il passato, ma anche una guerra per rompere con il passato, ricercando nuovi equilibri sociali più partecipativi e gravidi del diritto a immaginare; la nuova dimensione dell’Uomo moderno. Questo ragionamento non è mai stato scritto fino ad ora e serve per studiare la nascita dell’Uomo moderno dotato di personalità.

You may also like