Morti sul lavoro! ogni giorno ci sono più di un morto; possibile che siano così tanti? Nel corso degli anni mi sono fatto una mia idea del tutto personale: chi muore sul lavoro è perchè è stato distratto. Però quest’idea, in tutta franchezza, non l’ho mai confrontata con uno specialista di sicurezza perchè non c’è stata occasione.
In un certo corso mi capitano in classe una serie d’ingegneri di cui uno specialista di sicurezza. Chi meglio di uno specialista a così elevato livello a cui porre il quesito?
Alla domanda: oggi ne sono morti 3, quindi sono tre distratti la risposta è stata:
a) su 3 sicuramente 2,75 sono stati non attenti;
b) lo 0,25 è riconducibile a quelle casualità che non si possono prevedere.
Finalmente ho un’interpretazione autorevole e completa sul fatto, ora posso proseguire come studioso del comportamento collettivo con le mie valutazioni.
Quanto balza immediatamente agli occhi è la mancata percezione del rischio da parte del personale dipendente al lavoro.
Detto in altri termini, “educare” le giovani generazioni con i “super eroi” oppure con il motto “andrà tutto bene” è servito a far perdere la consapevolezza del rischio alle generazioni. Oggi si pensa che “tutto andrà bene” quindi si è autorizzati a far altro, come perdere tempo nel sociale (detto “social”) al posto di lavorare sulle urgenze.
Analizzando la testimonianza dell’ingegnere, abbiamo veramente dato tutto ai nostri dipendenti in termini d’anti infortunistica TRANNE la coscienza del rischio!
A che serve una 626 (legge sulla sicurezza) se poi la gente si sente superiore alle situazioni o imbattibile nel senso: a me queste cose non accadano?
Ecco che i morti sul lavoro non sono più un argomento di “sicurezza” ma sociologico e di crisi della società moderna, che ha perso la percezione del rischio. Infatti quando analizzo il fallimento della Repubblica Italiana per eccesso d’indebitamente sul PIL la gente mi da del “matto” incredula sulla concreta possibilità!