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Monti come Parri. Uno studio datato a un’era passata.

by Giovanni Carlini
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Monti come Parri. Ferruccio Parri fu il primo Capo del Governo, subito dopo il fascismo e prima delle elezioni.

Monti come Parri? Possiamo considerare il Governo Monti come il primo di una nuova era? L’atteggiamento del Governo Monti è spiccatamente proteso verso le problematiche economiche del Paese. L’esecutivo così concepito, consente di studiarne i comportamenti non più nell’ambito della politica, ma nel pieno del quadro economico. Anzi, va sottolineato come questo governo di politico non abbia mai avuto nulla. In realtà ha messo a tacere ogni forma di lettura, soffocando tutto con l’economia.

Qualcuno potrà anche obiettare che in presenza di una grave crisi economica ci si debba concentrare. Il punto di snodo è qui. Alcuni ritingono che le difficoltà iniziate nel 2008 siano solo frutto dei subprime. Altri pensano a una crisi di valori e di stili di vita da svecchiare, verso qualcosa di ancora non definito.

Va ricordato come il modello di consumo cambi a seconda dello stile culturale. Modificando la sensibilità cultura si compra di meno o di più. Dal consumo il passaggio al modello produttivo è immediato. Nel caso fosse confermato che la crisi in atto sia essenzialmente culturale, il Governo Monti esprime l’intera inadeguatezza. Da qui nasce il confronto Monti come Parri. 2 personaggi in buona fede ma inadeguati sopraffatti dalle vicende.

Molti hanno insistito che bisognava salvare la moneta unica. All’euro resta certamente l’onore d’essere stata una bella idea, applicata però in forma pessima.

Sicuramente un pregio al Governo Monti va riconosciuto: l’inversione di rotta. Culturalmente parlando, sin dal 2009, era stata avvertita nella Nazione la necessità di una maggiore adesione allo Stato. Il riferimento è anche al pagare le tasse. Quindi un bisogno di meno internazionalizzazione intesa come mescolanza di razze (da qui una crescente difficoltà verso gli immigrati). Però sbattere in faccia ai cittadini l’Agenzia delle entrare e la Guardia di Finanza è stato un errore. Sarà anche simbolo del cambiamento, ma apre un conflitto anziché un accordo. 

Ecco dove il Governo Monti esprime tutta la sua povertà di tecnico.

Più che alzare il costo della benzina, al Paese serve un nuovo patto sociale. Un new deal che passi dal lavoro, all’occupazione, alle tasse e quindi la pensione. Per poter offrire questo accordo alla Nazione serve un politico come Roosevelt o Alcide De Gasperi. Al contrario abbiamo un professore d’economia, che applica i suoi teoremi, ammazzando la nazione purchè i conti tornino!

Sul prof Mario Monti pesa anche la questione del colpo di stato in bianco. Una manovra voluta dal Presidente della Repubblica “giocando” sull’interpretazione della Costituzione. 

Non si può pretende di salvare la Nazione modificando qualcosa. Il riferimento è a taxi, farmacie, notai e benzinai. Il tutto lasciando gli ordini professionali intatti. Non solo ma anche 20 Regioni e 110 provincie e 8.092 comuni. Ovviamente gli enti locali sono interpretati come un prezzo da pagare alla politica. L’Ente Locale è una palestra per allevare giovani generazioni di politici. Generazioni che ancora non ci hanno dato un nuovo Cavour, De Gasperi o Giolitti. 

Per interrogarsi meglio su un’ostilità al Governo Monti che potrebbe apparire faziosa, il ricorso alla storia è necessario. Il paragone corre a uno dei primi governi italiani, quello di Parri che durò qualche mese. Aurelio Lepre, nella “Storia della Prima Repubblica dal 1943 al 2003” così si esprime su Parri. (..) in una situazione eccezionale l’impegno e l’onestà erano doti insufficienti.

Parri avrebbe dovuto mediare, ma non era un mediatore. Quando si dimise, accusando di colpo di stato i liberali e la DC, il Palazzo rimase indifferente. Come pietre di fronte agli avvenimenti.

Sembra che tutto sia stato già scritto.

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