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Montanelli e Gervaso nell’Italia del Settecento

by Giovanni Carlini
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Montanelli e Gervaso hanno scritto probabilmente 24 libri sulla Storia d’Italia. Quello che ho appena terminato (già letto 2 volte nel corso della vita ma non si smette mai di scoprire concetti nuovi) è L’Italia del Settecento.

Questo testo presenta delle novità rispetto ai precedenti testi. Nel libro si trova una parte terza che inizia a pagina 345 fino a 523 che è estremamente “pallosa”. Attenzione potrebbe tranquillamente essere che possa piacere ad altri e questo non è assolutamente escluso. Dipende dal tipo d’approccio che caratterizza il lettore all’opera.

A me interessa la Storia e i suoi diversi passaggi arricchita dai personaggi. Con questa prospettiva, trovarmi nella parte antologica della storia mi costringere a mordere il freno con sofferenza.

Quali sono i capitoli della parte terza che fanno soffrire? la parte si chiama CULTURA E COSTUME.

Il primo capitolo della terza parte è sui giornalisti (interessante) quindi il secondo su Parini e la satira italiana. A seguire Goldoni, Alfieri, gli Arcadi, storici, economisti, artisti, Wincklemann, Cagliosto e infine Casanova.

Mamma mia che impegno è necessario attendendo l’ultimo capitolo, l’epilogo: la fine del mondo.

Sto aspettando quindi la fine del mondo per archiviare questo testo e studiare l’Italia del Cinquecento.

Cosa mi ha dato questo testo, L’Italia del Settecento?

Una forte ostilità verso casa Savoia squisitamente interessata a un reame che sia o no il Piemonte poco interessa.

Ai Savoia interessava solo una corona ovunque si trovasse. Probabilmente tutte le casate regnanti nutrono lo stesso “bisogno”, ma dai nostri regnanti m’attendevo qualcosa di più (pretesa non giustificata da parte mia!).

Un altro aspetto che tocca molto in questo libro è quanto periferica sia l’Italia rispetto a un’Europa che si è decisamente messa in moto.

Probabilmente è esattamente dal 700 che il sud Europa si stacca dalla piattaforma politica continentale.

Concetti come coincidenza tra interesse dinastico e nazionale s’affermano (in Europa) in questo periodo.

In termini di nord Europa si conferma, la doppia valenza del capitalismo da promotore del progresso a responsabile della ingiustizia sociale.

Qui in Inghilterra c’e stata una rivoluzione prima di quella industriale. Tale rivoluzione si concretizza nell’aver aderito al principio nazionale anzichè dinastico a cui la casa regnante si dovette adeguare pena il boia.

Sull’Italia Montanelli e Gervaso spiegano quanto Venezia abbia potuto trionfare finché gli altri reami italiani erano allo stadio di provincie di un altro impero. Come dire che Venezia ha potuto regnare finché i suoi nemici italiani erano di basso livello.

Un pensiero che impressiona riguarda l’estrema miseria umana degli illuministi. Sostanzialmente degli estremisti maniacalmente attaccanti a 4 idee: forse è così che hanno avuto ragione attraverso l’esasperazione. Questo passaggio ridimensionata terribilmente tutto il concetto “illuminismo” provocando nel lettore un netto distacco. Forse è esattamente quello che Montanelli e Gervaso vogliono provocare.

A seguire passaggi più di vita vissuta come le scollature delle donne tanto desiderate dall’illuminismo e la trasformazione dell’amore in galanteria.

Una citazione su tutti per i Gesuiti: sint ut sunt aut non sint. Vuol dire così sono e tale restano, un qualcosa che in era globalizzata si è perso.

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