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Moderno e post moderno contro la sostenibilità

by Giovanni Carlini
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Moderno e post moderno, un tema affrontato in questo sito d’idee più volte. Specificatamente riguardo al tema ambientale c’è una differenza di percezione tra modernità e post-modernità.

Il moderno s’attiene ai fatti oggettivi e scientifici, al contrario il post-moderno in base al “io penso che” esprime sue valutazioni credendo (illudendosi) che sia condivise da tutti e quindi per forza di cose “vere”.

E’ palese che su una base di riferimento così diversa e ampia, non ci possa che essere una grande diversità tra un’ottica e l’altra. Ovviamente il post moderno tende all’isteria e al narcisismo, per cui il meteo occupa l’intero campo visivo di questo tipo di “personalità” (alla faccia della variabilità strutturale che caratterizza le condizioni del tempo da 50mila anni a questa parte).

Per smontare il post moderno sulla sensibilità alla meteorologia, è sufficiente ricordare la piccola glaciazione del 1648; ben un secolo prima dell’industrializzazione (avvenuta a partire dal 1750) si registrò una temperatura polare a ferragosto di quell’anno. Vuol dire che l’industrializzazione non incide o non come vorremmo credere sulle condizioni meteorologiche. Questo non vuol giustifica affatto che si possa sporcare a piacimento senza alcun rispetto per il nostro ambiente naturale!

Infatti, se necessario serve una precisazione.

La diversità di vedute tra moderno e post moderno (parte da punti di vista opposti, scientifici e oggettivi il primo, umorali e personali il secondo) non implica che la persona possa sporcare senza alcuna ricaduta in termini di multa e disprezzo pubblico.

Concludendo, l’attività industriale e di trasformazione dell’uomo sta cambiando il clima del pianeta? La risposta è che non ci sono evidenze scientifiche scontate e così marcate. Probabilmente si ma non tale da giustificare l’isteria in atto. Il passaggio dal motore a scoppio su quello elettrico (che favorisce la Cina comunista a scapito del mondo Occidentale) non è ritenuta determinante.

Non lo è neppure l’emissione zero su cui poggia l’intera politica della Ue.

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