Microeconomia rendimenti marginali, un argomento che va preso con le pinze. Di che stiamo discutendo? Nella funzione di produzione ci sono 2 fattori di produzione, il lavoro e il capitale. Detto ciò possiamo trovarci sia nel breve periodo (1 solo fattore variabile) o nel lungo (quindi entrambi i fattori variano).
Per convenzione si è stabilito che K (il capitale) NON cambia nel breve periodo.
Fin qui è facile capirsi. Dopodiché ci sono 2 ordini di grandezza da considerare: il valore medio e quello marginale. Da questo momento in poi è bene stare molto attenti.
Per media s’intende il PRODOTTO MEDIO DEL LAVORO (in sigla indicato con APL). Graficamente questo concetto è espresso con un tangente alla funzione di produzione che parte SEMPRE DALL’ORIGINE. Si veda la grafica per capire meglio e di più.
Come si nota da questa grafica, proveniente dagli studi realizzati presso l’Università Cattolica di Milano, cattedra di economia, slide 16 del capitolo 6, APL è SEMPRE ORIGINATA DALL’ORGINE DEGLI ASSI CARTESIANI.
Un altro parametro da considerare in “Microeconomia rendimenti marginali”, sono appunto quelli marginali. Proprio per questo si guardi altra grafica segnata in grigio anzichè in blu. I rendimenti marginali si chiamano MPL. Essendo marginali, rappresentano delle tangenti, quindi NON ORIGINANO DALL’ORGINE DEGLI ASSI CARTESIANI.
Anche questa seconda grafica appartiene al blocco di studi già citato.
Fin qui dovrebbe essere tutto chiaro; ora però arrivano i problemi. Come si calcola la produttività marginale in relazione ai rendimenti?
Su questo aspetto prende spunto il presente studio.
A) rendimenti marginali crescenti (prego osservare la grafica). Il problema denunciato da più studenti è che non ci si capisce nulla da quest’impostazione. Senza entrare nel merito per cui si sarebbe potuto spiegare lo stesso concetto in maniera diversa, qui ora si propone una correzione. S’osservi più l’intuito che la formulazione.
Da 1 lavoratore (MPL = 1) si passa progressivamente a 3 operai (MPL = 3). Partiamo dal primo caso indicato con MPL(1). Anzichè seguire l’impostazione che si vede nella grafica allegata, conviene fare una differenza “in verticale”. Singifica che prima d’impiegare 1 lavoratore la Q era zero ma lo è anche adesso pur avendo fatto lavorare l’operaio! Quindi zero meno zero diviso per il solo lavoratore impiegato, il risultato è zero.
Nel secondo caso (indicato come MPL (2) la Q prodotta è 1 meno la Q precedente (zero) diviso per la differenza tra i lavoratori d’adesso e quelli di prima (che è 2-1 = 1) ci da un incremento marginale di solo 1.
Infine nel terzo caso MPL (3) la Q d’adesso è 5 meno la Q “di prima” con 2 operai la differenza è 4 diviso l’incremento di lavoratori (da 2 a 3 ovvero cresce di 1 operaio) ci da una marginalità di 4 diviso 1 ovvero 4. Avendo valori pari a 0, quindi 1 e 4 la produttività è crescente.
B) rendimenti costanti (si osservi la grafica). Con la stessa accortezza precedentemente utilizzata si conferma anche questo caso. Qui s’immagina che 1 dipendente (L= 1) possa svolgere 10 pratiche (Q), quindi 2 dipendenti (L = 2) sviluppano 20 pratiche (Q = 20) e infine 3 dipendenti ( L = 3) elaborino un Q = 30.
Anche in questo caso la crescita da 1 a 2 dipendenti indica un denominatore di 1 e il passaggio da 10 pratiche a 20 rappresenta un “delta” (variazione) di 10. Questo si vede nel MPL (2). Il terzo caso con MPL (3) conferma sempre 10 ovvero rendimenti di scala costanti e fermi a 10. Non si riesce a crescere oltre le sole 10 pratiche per dipendente!
C) rendimenti decrescenti (studiare la grafica). Infine il terzo caso dove i lavoratori crescono da zero a 3 con un “gradino d’elevazione” di 1 unità per singolo passaggio, ma la produzione, espressa in Q cala inesorabilmente. Si NOTI CHE CALA L’INCREMENTO NON LA QUANTITA’ IN SENSO ASSOLUTO. I rendimenti qui sono per forza di cose calanti (decrescenti).
Con questo tipo d’accorgimento lo studio diventa più chiaro. Microeconomia rendimenti marginali si chiude qui.