Metodo di studio. Un concetto così semplice ma poco applicato!
Metodo di studio: questo sconosciuto. In diverse occasioni in queste pagine web ci si è occupati di METODO nello studio. Nonostante ciò ogni giorno mi trovo nel ripetere un concetto semplice ma non applicato da nessuno. Studiare non vuol dire leggere e affrontare le interrogazioni o gli esami. STUDIARE VUOL DIRE CAPIRE! Eppure un concetto di questa portata non è chiaro ai genitori tanto meno agli studenti.
Cerchiamo di riannodare le fila del ragionamento.
Per studiare serve un metodo che si chiama appunto METODO DI STUDIO. Il metodo comporta che oltre le ore di frequentazione scolastica si aggiungano anche ore di studio a casa. L’impegno scolastico (purtroppo) è solitamente passivo. Vuol dire che gli studenti ascoltano interagendo in forme limitate. Il cervello cresce sopratutto quando passa dallo stato “passivo” a quello attivo. Per questa evoluzione serve studiare a casa. Detto meglio, a fronte di 5-6 ore di scuola di pre-riscaldamento del cervello, lo studio domestico esalta e affina l’attitudine a capire di più. Questo non vuol dire che potremmo abolire la scuola; affatto! Sono passaggi diversi di un unico percorso formativo.
Arrivando al dunque. A scuola si scalda e prepara il cervello a capire di più. Nello studio domestico si hanno i maggiori effetti di potenziamento della capacità di capire. Servono quindi 5-6 ore di scuola e dalle 3 alle 6 ore di studio a casa. Studiando a casa, si sottolineano i passaggi critici sulla pagina del testo e si fanno i riassunti. Riassumere, per iscritto su propri appunti è importante, perchè consente il “possesso” del concetto.
E’ anche necessario sganciarsi dalla eventuale bravura del docente. Diciamocelo chiaramente. In Italia il 60% degli insegnanti della scuola pubblica non è idoneo all’insegnamento. Questo non vuol dire che gli studenti siano esonerati dallo studiare e capire! Gli allievi devono studiare sul testo e ascoltare le lezioni, ma non dipendere dall’insegnante! Purtroppo oggi è il contrario. Pessimi docenti autorizzano gli studenti ad essere ancora peggio.
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La prassi, seguita oggi nelle scuole, è affidata molto spesso all’ uso di tests a risposta chiusa o aperta o diversamente formulati, per riconoscere e valutare la preparazione degli allievi. Prima dell’ introduzione di questi strumenti, l’ insegnamento – apprendimento si basava sulla rielaborazione personale dei contenuti. Il materiale, su cui si attirava l’ attenzione degli allievi, era costituito dai libri scolastici, con l’ integrazione, spesso suggerita dai docenti, di altre fonti molto più complete, che allargavano gli orizzonti, ampliando le conoscenze, anche sul piano pluridisciplinare. Era importante la concettualizzazione dei contenuti, che più in là veniva espressa e visualizzata, attraverso l’ uso dei diagrammi di flusso, per individuare, in modo più specifico, cause ed effetti, nonchè lo svolgimento di fatti ed eventi, per una prima, immediata presa di coscienza degli stessi. Non si trattava, quindi, di un semplice ascolto in classe e di uno studio domestico circoscritto al libro di testo, cui avrebbe potuto seguire una semplice ripetizione mnemonica, ma di una riformulazione personale delle conoscenze acquisite, supportate dal ricorso a testi extrascolastici e dalla pianificazione grafica per concetti, con l’ utilizzo dello strumento cui si è accennato. La mia personale esperienza di docente di Lettere si è incentrata su questo metodo, trasmessomi da insegnanti di un certo calibro, dalle medie al liceo e dei cui effetti risente a tutt’ oggi il mio modo di procedere nella lettura e nella comprensione dei testi, ad ogni livello.
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