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Marketing per imprese funebri. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Marketing per imprese funebri, anche questo aspetto rientra nelle nostre valutazioni in materia! Il marketing serve qualsiasi realtà sia a contatto con consumatori, indipendentemente che questi siano felici o infelici nell’atto di consumo.

Il marketing è relazione; ovvero un confronto tra chi vuole, desidera o deve acquistare qualcosa e chi offre prodotti e servizi.

Relativamente alle imprese settore funebre appare, da come si presentano, che i concetti e principi di marketing non siano stati presi in considerazione. Mi spiego. Un’impresa, di questo tipo, che si presenta poco illuminata, con ingresso stretto (come se fosse un negozio), con arredamento essenziale e servizi prevedibili non rende un buon servizio al cliente. E’ anche vero che “non c’è ricambio” nel senso che servito un cliente è difficile che torni per altro funerale lui o la sua famiglia a meno che non ci si trovi in un piccolo centro abitato.

Comunque viene così tradita la regola 2 del marketing: è troppo caro servire una sola volta il cliente.

(La regola 1 è che si compra solo ciò che si capisce a patto che sia stato spiegato dal venditore/produttore al consumatore)

Specificatamente sul tema del marketing per le imprese funebri serve ricorrere, ovviamente, alle fonti, ovvero a chi ha organizzato e sistemato un pensiero logico in argomento. Gli autori di riferimento, come noto dai precedenti spunti di riflessione qui già pubblicati sono:

  • Sigmund Freud tra il 1915/1918 ha pubblicato “Lutto e malinconia“;
  • Erich Lindemann nel 1944 che ha pubblicato “Il lutto e la sua elaborazione“;
  • Elisabeth Kubler-Ross del 1969 con “Morte e morire“;
  • John Bowlby che nel 1980 ci ha dato “Attaccamento e perdita“.

Tra questi autori che sono stati capaci di rendere comprensibile un evento drammatico (per chi non lo deve vivere in prima persona), il marketing per le imprese funebri inizia con Erich Lindemann e prosegue con John Bowlby. Vanno “scartati” Freud e la Kubler-Roos perchè hanno basato le loro ricerche su persone già compromesse e malate mentre i sani sono oggetto degli altri 2 ricercatori.

A seguire ulteriori approfondimenti.

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