0
Marketing per imprese funebri, approfondimento.
Nei precedenti studi è stato affermato che il marketing per le imprese funebri inizia con gli studi d’Erich Lindemann per cui:
- se il cliente ha bisogno nella fase iniziale di somatizzare la scomparsa (acquisire il senso del lutto e del vuoto intorno alla sua persona) noi di marketing nel lutto rispondiamo con ampi televisioni proiettando le immagini che abbiamo chiesto e ottenuto in celebrazione della memoria – concetto già esaminato nel precedente intervento dal titolo, marketing per le imprese funebri;
- ancora nello studio già pubblicato è stata accennato il timore per la decomposizione della salma a cui possiamo rispondere con il trucco del defunto e ora s’aggiunge un’idea tutta da esplorare: ibernazione (l’attuale livello normativo non prevede il congelamento della salma o del prossimo moribondo in attesa di nuovi livelli di cura medica, però conviene stare attenti all’ipotesi e organizzarsi di conseguenza);
- qui si prosegue, in quest’intervento, analizzando il senso di colpa del superstite già studiato da Lindemann. A questa necessità l’impresa funebre DEVE rispondere con servizi d’assistenza in psicologia (sulla persona) e sociologi (proseguire a relazione con la famiglia). E’ sufficiente stipulare una convezione con personale specializzato;
- ancora, c’è da rispondere alle reazioni ostili alle quali l’impresa potrebbe rispondere creando gruppi di persone accumunate dal medesimo livello di dolore. Immaginiamo il gruppo di coloro che hanno perso negli ultimi 12 mesi un figlio, quindi altro gruppo contraddistinto dalla perdita del coniuge, altro ancora unito dalla perdita di una persona casa, senza esagerare altro punto di riferimento è possibile per chi ha perso se stesso e il posto di lavoro. Quest’ultimo aspetto, la perdita del lavoro, appare come una netta esagerazione, ma il lutto da elaborare è lo stesso anche nel caso di separazione e perdita del lavoro!
- per la minore funzionalità del superstite ci sono accordi con palestre prenotate in orari dove non ci sia sfoggio di forza, ma il bisogno di ritrovarsi o un allenatore che “traghetti” fuori dalla sofferenza chi è difficoltà.