Magdeburgo e la sua strage detta l’Hiroshima della Guerra dei Trent’anni. Terzo studio della serie dedicata ad un evento che anticipa di 300 anni quanto sarà abituale nell’era moderna: la distruzione di massa.
Come noto siamo nel contesto della Guerra dei Trent’anni e precisamente a maggio del 1631.
La città di Magdeburgo, che si trova a sud-est di Berlino, era pesantemente fortificata. Motivo per cui l’esercito cattolico (ora ridotto al solo comando del Generale fiammingo Tilly) s’avvicinò progressivamente.
I tre passaggi per un assedio sono:
- il primo è la chiusura delle vie d’accesso occupando solo i villaggi posti in prossimità della città. L’obiettivo è scatenare la fame in città.
- il secondo livello consiste nell’assedio vero e proprio. Si tratta dello scavo di trincee, sentieri e gallerie, intorno alle mura di cinta cittadine, dove posare mine e postazioni d’artiglieria;
- il livello 3 è l’assalto sotto la pioggia di fuoco dei difensori.
Magdeburgo visse tutte e tre le fasi tra la fine del 1630 e la primavera dell’anno successivo. In un tira e molla tra il Gen. cattolico Tilly e le autorità cittadine passarono mesi!
A un certo punto Tilly radunò una forza d’attacco di 25mila armati contro i 2.500 soldati protestanti sostenuti da 5mila cittadini armati. Vanno anche notate, a posteriori, le diffuse lamentele dei soldati difensori della città non sostenuti dalla popolazione. La difesa di Magdeburgo partì già in salita.
Oltre alla sproporzione di forze a favore dei cattolici, Gustavo Adolfo, re di Svezia, l’invasore protestante in terra di Germania, si stava avvicinando. Il re protestante inizialmente, impegnato nell’assedio di Francoforte sull’Oder (si veda la mappa qui offerta, a sud ovest rispetto Berlino) distava da Magdeburgo 200 km. In maggio del 1631, Adolfo di Svezia si volse verso la città protestante assediata. Giunto Adolfo a 100 km da Magdeburgo, Tilly scattò con l’attacco.
Attacco che non fu ben coordinato, ma che portò le truppe cattoliche a contatto con le mura della città.