Lincoln discorso d’insediamento parte 2, quella che emoziona e tocca il cuore lasciando tutti silenziosi, ammutoliti nel tornare alle loro case con una speranza anche se non si concretizzerà.
Nella prima parte sono stati esaminati i primi 3 punti, ma non concluso il terzo che recita ancora (brano tratto da pagina 216 del più volte citato testo di Luraghi): (..) nelle vostre mani, miei concittadini scontenti, e non nelle mie sta la tremenda possibilità della guerra civile. Il Governo non attaccherà voi. Non potrete avere una guerra, senza essere voi gli aggressori. Voi non avete fatto alcun giuramento registrato in cielo di distruggere il paese, mentre io ne debbo fare uno quanto mai solenne di “conservarlo, proteggerlo e difenderlo”.
In queste parole è contenuta la trappola che Lincoln riserverà ai sudisti attraverso la gestione della crisi del Forte Sumter di cui si scriverà in seguito.
I sudisti non seppero scindere la questione del Forte Sumter con il concetto di secessione cadendo in trappola per cui l’intero Nord si scaricò su di loro come un diluvio.
Quarto e ultimo passaggio di Lincoln discorso d’insediamento: Sono riluttante a terminare. Noi non siamo nemici ma amici. Noi non dobbiamo essere nemici. Sebbene la passione politica possa aver teso i nostri legami d’affetto, essa non li deve spezzare. Le corde mistiche dei ricordi, che si stendono da ogni campo di battaglia, da ogni tomba di patrioti sino ad ogni cuore vivente, ad ogni pietra sepolcrale, dovunque al di sopra di questo grande Paese, leveranno ancora il coro dell’Unione, non appena toccate nuovamente (come di certo accadrà) dalle parti migliori del nostro spirito.
A queste parole ci fu silenzio e pochi applausi, le gente fu commossa. Sempre in silenzio ogni persona ritornò sui suoi passi. L’eco di queste parole nel discorso inaugurale alla Presidenza furono approvate da tutti.
Lincoln discorso d’insediamento termina qui.