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L’imprenditore stanco. Studi del Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Un imprenditore stanco, svogliato stufo, che non ha voglia.

La Regione Sicilia ha emesso un bando 1 mese fa. Questo bando rientra nel concetto di finanza agevolata. I parametri sono:

  • un’impresa italiana che delocalizzi in Sicilia una parte della sua produzione;
  • oppure una nuova azienda con produca una novità;
  • certamente che produca qualcosa in senso fisico;
  • ovviamente assuma un certo numero di disoccupati;
  • indicativamente 10-15 siciliani;

con queste caratteristiche si presenta un progetto alla Regione Sicilia che sarà valutato entro ottobre. In caso positivo, il finanziamento sarà al massimo per 1 milione di euro. Questo importo è al 50% a fondo perduto. Il resto per gestire l’attività. Di fronte a un bando di questo tipo, tanto di cappello e rispetto. Si tratta di un bel progetto. Grazie Regione Sicilia!

Parlando con una 50ina d’imprenditori del nord Italia, emergono le seguenti risposte:

  • sono stanco (30%)
  • non mi va in Sicilia (35%)
  • i miei impianti richiedono fondi più elevati (5%)
  • non produco ma vendo servizi (15%)
  • ci penso (15%)

Coloro che affermano che “non gli va in Sicilia”, hanno delle esperienze negative vissute. Studiamo invece l’imprenditore stanco. Un soggetto nervoso. Si lamenta che non riceve mai fondi pubblici, ma non li ha chiesti. Incostante nel suo comportamento. Alterna entusiasmo a depressione. Addirittura uno parla spesso di suicidio. L’imprenditore stanco spesso si lancia e torna indietro. Non sa decidere perchè vuole far contenti tutti. Non dirige più un’azienda confondendola con il Parlamento. Ha perso la visione d’insieme e cerca l’approvazione dei figli e antichi collaboratori. In pratica, l’imprenditore stanco si è incastrato da solo. In realtà non è stanco, ma bloccato da una serie di veti di parte.

Un soggetto di questo tipo è certamente un imprenditore di successo. Spesso fa parte di una serie incredibile di consigli d’amministrazione. E’ onnipresente, tranne che nella reale direzione della sua azienda che muove in forma consociativa; ecco l’errore. Cercare l’accordo a tutti i costi anzichè dirigere. Il mercato è già difficile di suo, se poi all’imprenditore si affianca anche la politica, non ne esce più. Peccato.

Il messaggio è semplice: non vanno trasformate le aziende in repubbliche parlamentari.

L’impresa esprime l’idea imprenditoriale del Capo che ovviamente ha rispetto per tutti, ma risponde alla fine per tutto. 

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