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L’imprenditore spesso si riduce ad essere un ladro di galline

by Giovanni Carlini
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L’imprenditore spesso si riduce ad essere un ladro di galline

Che peccato quando un imprenditore si riduce ad essere un pezzente. Qui la “colpa” è sia della Confindustria sia del Governo. La prima non educa e il secondo non vigilia. Cerchiamo di capire perchè una classe “eletta” e baciata di Dio, scade a ladro di galline. Il ricordo corre in Veneto dove ho trovato imprenditori che promettono, ma non mantengono. Questo accade dappertutto e in ogni settore. Il guaio è che questa gente ha la pretesa di voler fare la storia dell’imprenditoria. Li si trova spesso a ogni livello dentro la Confindustria (che non funziona).

La Confidustria non funziona finchè non esisterà un corso universitario in imprenditoria.

Oggi non abbiamo imprenditori “titolati”, ovvero laureati in imprenditoria.

Cioè gente che ha sostenuto circa 26 esami diversi per maturare una responsabilità.

L’imprenditore d’oggi è un teppista, spesso figlio di altro arrampicatore sociale, privo di cultura.

Potremmo dire un poveraccio arricchito. Non sono tutti così ovviamente! Però d’imprenditore intellettuale ne conosco solo 1, a Udine su quei 200 che ho potuto osservare.

Sicuramente il Capo d’impresa non è e non deve essere un intellettuale, ma certamente neppure un analfabeta.

Su questo piano, non dovrebbe essere neppure uno che tira a rubacchiare. 

Il pensiero corre a quell’imprenditore che chiama i giovani in stage. Li paga circa 1,5 euro/ora per impegnarli 40 ore alla settimana. I migliori, dopo 6 mesi, li conferma in part time a 20-24 ore. Che furbo! Il soggetto paga 4 soldi le 40 ore/settimana. Quando realmente assume, riduce a part time il volume di ore lavorate. Purtroppo a questa gente gli va bene! E questo il guaio. Con ignoranti arricchiti di questo tipo, non ci sono controlli da parte dello Stato. Figuriamoci azione di sensibilità da parte della Confindustria.

Possiamo tenere in piedi un sistema economico con “imprenditori” di questo livello? Che povertà, che miseria!

Quando la povertà si fa miseria. 

Con gente di questo tipo, in posizione d’imprenditore, non possiamo erigere alcuna statua nel centro del Paese. A Cornaredo Vicentino (VI), come Casale sul Sile (TV) o Paderno Dugnano (MI), la statua all’imprenditore non si fa. La cultura e la sensibilità si sono fermati alle porte di questi centri abitati. Che peccato! Vorrei tanto che nei paesotti d’Italia, si alzasse e celebrasse quella statua a memoria dell’imprenditore che ha reso la comunità vivibile.

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