Attenzione all’errore strutturale di tutti gli economisti di oggi e ieri quando progettarono l’euro e la globalizzazione
Chissà perché da 20 anni a questa parte chi discute d’economia commette sempre lo stesso errore: avremo forse abbassato eccessivamente il livello di studio nelle università, facoltà di economia in Occidente?
L’errore di cui si parla è questo: non è mai considerato il quadro generale!
Significa, ad esempio, che in Italia nel 2015 ci si dichiara ottimisti sull’economia (solo da fonte governativa per necessità di pubblicità finalizzata a coprire un vuoto esistenziale) senza considerare che ci sono 2 focolai di guerra “alle porte di casa” e il riferimento corre all’Ucraina e alla Libia. Non è finta. La guerra, in ogni sua forma, assorbe sempre un’incredibile quantità di denaro tanto da rendere urgente la sottoscrizione di uno specifico debito pubblico sopratutto da parte dei connazionali il che manifesta l’urgente necessità dello Stato di poter utilizzare anche la manovra monetaria oltre quella fiscale e macroeconomica. Qui nasce una contraddizione in termini; l’euro, quale moneta comune non è stata pensata per sostenere una nazione in guerra.
Non ci sono dubbi che il Belgio, ad esempio, non interessato ad alcun intervento militare, abbia delle prospettive monetarie che non sono quelle dell’Italia (contro la Libia) o della Germania (contro la Russia) per non parlare della Danimarca etc. ovvero nazioni che come la Francia hanno altri problemi d’integrazione nazionale tra immigrati e residenti islamici con i connazionali di natura e cultura occidentale. Anche questo è un secondo fronte interno che manifesta come non sia stato applicato, ad oggi, un modello d’integrazione tra razze diverse e si pone anche il quesito: sono integrabili le razze tra di loro, quando divise dalla cultura e la religione in forme così acute?
Certamente l’integrazione tra razze è un argomento appassionante e di grande attualità, ma impone anche un altro tipo di spesa: quella per la sicurezza.
A conti fatti oggi come oggi ci sono i seguenti problemi sull’area euro che gravano e non sono adeguatamente considerati:
– la Grecia e il suo bisogno di una moneta nazionale;
– almeno 2 conflitti in sviluppo;
– un incremento di spesa sulla sicurezza interna negli stati, derivante da errori commessi nella convivenza tra razze diverse.
La somma di questi eventi stravolge l’intero piano possibile delle proiezioni economiche, palesando però come l’euro non sia adeguato ai tempi mutati per cui è immaginabile un’intensa crisi monetaria in sviluppo nei prossimi mesi del 2015. Ovviamente con un governo impegnato nelle riforme anziché nella cura dei problemi del paese, come ad esempio e non ultimo 3,5 milioni di disoccupati, il futuro sulla gestione del debito pubblico appare molto triste se non da bancarotta. Ecco dove gli economisti sbagliano le loro previsioni. Un errore che è stato già compiuto quando si pensò alla globalizzazione senza capire che la delocalizzazione avrebbe impoverito l’Occidente.
Perché abbiamo degli intellettuali così superficiali?
La globalizzazione si è rivelato un processo imperfetto, che merita d’essere revisionato e in questo gli americani hanno elaborato politiche di reshoring correggendo quegli eccessi che la globalizzazione ha portato nella società moderna.
L’euro rappresenta una bella idea ma applicata male accoppiandosi a quanto già espresso sul fallimento della globalizzazione.
La Grecia esprime un piccolo paese con grandi problemi e non si sarebbe dovuto giungere a tanto dichiarando ancora, in questo modo, sia il fallimento dell’euro che della stessa idea di globalizzazione.
L’Ucraina e la Libia sono destinati ad essere teatri di guerra, assimilando sia l’Isis che la Russia a dei pericoli per la stabilità del continente europeo. Il terrorismo dell’Isis non è diverso dall’arroganza russa.
L’insieme di queste spine pone in dubbio la sopravvivenza dell’euro e della globalizzazione.