Le figure chiave nello studio dell’Italia dei secoli bui, opera scritta da Indro Montanelli, sono diverse perchè la tecnica di studio cambia rispetto al periodo osservato.
Mi spiego.
Ogni periodo della storia ha un suo approccio di studio; concetto semplice, ma non affatto scontato! Ne consegue che studiando un periodo, c’è da chiedersi prima di tutto quale sia l’approccio metodologico (azione che non svolge solitamente nessuno).
Sotto questo punto di vista, l’opera in 24 volumi di Montanelli sulla Storia d’Italia svolge un ruolo importante.
Per quanto riguarda l’Italia dei secoli bui, come noto dal 476 d.C. al Mille, le figure chiave per capire il periodo sono diverse:
Alarico;
Odoacre;
Galla Placida;
Carlomagno;
gli Ottoni come tribù
i Santi della Chiesa;
e sempre nella Chiesa romana, i Padri e i fondatori.
A questi personaggi di riferimento, in realtà si deve aggiungere anche uno studio corale dell’intero continente europeo. Non essendoci alcun tipo di stato in Europa, ma solo delle tribù che si “rovesciano” l’uno nell’altra come componenti chimici di un composto, la Storia non può che riguardare tutto l’insieme. Ecco la caratteristica dei 525 anni analizzati nel testo.
Nel dettaglio la situazione che caratterizza la penisola italica emerge da un mix tra elementi “tedeschi” e latini.
Gli altri aspetti da considerare, però sul piano dell’organizzazione sociale (se così si può dire) del tempo sono:
la società feudale ai suoi esordi;
il castello e la sua vita al riparo delle mura tra noia ed esistenza elementare;
la relazione tra il villaggio e il castello, quindi la protezione del Signore che esige tasse e il diritto di prima notte sulle spose;
quel rapporto tra città e campagna dove, in realtà, il centro urbano, tranne che nella penisola italica latina, nel resto del continente si presenta, in genere, come poco più di un accampamento;
nobiltà terriera e guerriera;
la nascente borghesia urbana;
il sentimento religioso;
un parroco grasso e il frate/monaco ascetico;
violenze;
superstizioni;
la dieta alimentare.