Las Vegas è una città giocattolo inventata per far divertire i turisti in un fine settimana. Il suo difetto peggiore è la ripetitività degli eventi o spettacoli che siano. La città è eternamente uguale il che annoia.
Questo fenomeno da baraccone va bene per chi non l’ha mai visto o come sede di un congresso. Comunque dopo 2-3 giorni e ritornandoci più volte perde completamente interesse.
In poche righe è stata definita la crisi della formula “Las Vegas”. Uno spettacolo che è andato sin troppe volte in scena. Nonostante ciò attira ancora masse di turisti.
Detto in altri termini “eppur funziona” per quanto in drammatica carenza d’idee e innovazione.
Qualche novità c’è, come ad esempio Eataly, ma non rappresentano eventi tali da modificare il volto della città.
Crocifisso questo baraccone nel deserto, dove se si togliesse l’aria condizionata sarebbe una fornace nel deserto, come appena detto, “eppur funziona”.
Per fornace s’intendono temperature tra i 40 e i 45° con un sole che scotta con “cattiveria”.
Bellissimo il giardino d’inverno dell’Hotel Bellagio dove i migliori architetti d’interni d’America si alternano in ardite interpretazioni a verde dell’Italia. Quindi non è che manchi qualcosa a cui appigliarsi per cercare novità. Però la struttura è sempre quella da decenni.
C’è da chiedersi il perché un sistema così zoppicante riesca ancora a funzionare. Qui probabilmente le regole del marketing non rispondono al quesito (è tutto sostanzialmente fermo) dovendo ricorrere alla sociologia dei consumi e della devianza.
E’ molto probabile che il divertimento sia continuativo ovvero un fatto che si ripete. Nella sua circolarità e monotonia, la ripetizione di gesti rassicura nel lungo periodo consolidandosi come garanzia di divertimento.
In questa logica dove, ad esempio la ripetitività della sessualità rassicura per tutta la vita, il bisogno di qualcosa “sempre uguale ma attuale” coglie il bisogno umano. Forse Las Vegas è entrata a far parte di questo sistema.
