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L’arte popolare è comunicativa. Studi di Pierre Bourdieu

by Giovanni Carlini
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L’arte popolare è comunicativa. Studi di Pierre Bourdieu

L’arte popolare è comunicativa a differenza di quella moderna che NON vuole esserlo. Il presente studio segue una pari riflessione sulla volontà di frattura sociale dell’arte moderna. Analizzando le motivazioni del trasferimento della violenza dal gruppo al singolo, come sta accadendo in era globalizzata, s’individuano passi diversi. La frattura sociale tra gruppi, indotta da un eccesso d’immigrazione quindi il passo nell’incriminazione dello ius soli è logico. Non solo. L’arte moderna, nel suo disperato bisogno di fratturare il pubblico tra chi capisce dall’ignorante, è un altro aspetto destabilizzante.

In pratica la violenza individuale è la vera protagonista dell’era contemporanea perchè indotta e voluta da molti aspetti. Immigrazione, ius soli, arte moderna e altri.

L’arte popolare invece, rispetto l’arte moderna, unisce la Nazione, peccato che si rivolga alla parte semplice della popolazione. Quando le persone si riconoscono nell’arte? C’è un importante potere liberatorio nel parlare sguaiato come nota Bourdieu a pagina 32. Sopratutto è necessario che ci sia identificazione nella storia narrata con quella umana del pubblico. Non servono vicende complesse per fare arte, al contrario devono essere storie comuni.

L’arte come spettacolo popolare è quello che consente d’identificarsi nel racconto.

L’arte romanica era immediatamente recepita dal popolo. Va anche rilevato come, nel mondo classico, era permesso al pubblico d’accedere all’arte, in particolare tramite il teatro. Sostanzialmente l’arte come atto di politica e coinvolgimento. Quindi il mondo classico utilizzò l’arte per aggregare come invece oggi è per dividere. Si torna al concetto di CONSUMO VISTOSO COME ARMA SOCIALE.

Chi per primo spezzò l’arte popolare alla comprensione del pubblico, fu Pirandello. Con l’ingresso dell’impressionismo nella pittura e della ricerca “dell’altro io” nel teatro, il pubblico si smarrì. Il Novecento rappresenta un secolo triste per la dimensione artistica, sempre più protesa a chiudersi in se stessa. Un’arte per pochi che vogliono così un giocattolo privato d’identificazione. Grazie Pierre Bourdieu.

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