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L’anno che verrà. La voglia di ottimismo in un mondo arido

by Giovanni Carlini
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L’anno che verrà. La ricerca di prospettive in un mondo crudele che ha bisogno, ma non sa esprimerlo. Nella miopia e aridità totale si cerca un qualcosa, privi dell’alfabeto espressivo minimo.

L’anno che verrà è sempre motivo di fiducia a patto di poter essere ottimisti. Ecco il punto! Viviamo in un mondo, quello globalizzato, ma anche nella siderurgia italiana, dove la chiarezza è stata perduta. Viene in mente un caso. A Vicenza ci sono tanti imprenditori tra i quali il Signor Giuseppe Fortuna, che commercia da 26 anni prodotti siderurgici. L’imprenditore Fortuna è titolare della Valfer Spa, oltre che Presidente della locale Confindustria.
Questo Signore si è reso conto che, proseguire come ha fatto negli ultimi anni, “non paga”. Evviva!

Eppure il curriculum imprenditoriale della Valfer spa è di tutto rispetto! Ecco l’incongruenza. Com’è possibile essere un creativo di qualità e trovarsi incompresi? Pare che nella siderurgia italiana, in particolare, ci sia un enorme spreco di talenti umani. Infatti l’imprenditore di cui se ne narrano le gesta, ha spinto un’impressionante successione d’iniziative.

Ad esempio ha unito la plastica all’acciaio, in determinate soluzioni per l’idraulica. Il fiore all’occhiello delle invenzioni del Signor Fortuna è la totale meccanizzazione e ingegnerizzazione del magazzino. Questo significa soluzioni innovative, studiate e pensate specificatamente per le necessità della Valfer. In corso d’opera ci si è resi conto che lo stesso processo è valido anche per il resto del mondo.

Nel caso l’imprenditore si persuada a raggiungere il brevetto, per la sua “creatura”, potrebbe nascere una “divisione sistemi”. Certamente la Valfer Spa nel futuro commercializzerà ancora prodotti siderurgici per non tradire una “tradizione”.

Il Signor Fortuna è figlio di un imprenditore nel settore della GDO alimentare. Dal padre ha acquisito la dimensione di spazio e la sua monetizzazione. Unendo l’arte di famiglia con la sua imprenditorialità Fortuna è approdato alla logistica. L’imprenditore si lamenta di un mondo, il suo, poco aperto all’innovazione. In tutta onestà va osservato un caso di trappola degli operatori. Significa di persone che si lamentano pur contribuendo allo stesso problema.

Ciò che è stato osservato a Vicenza, vale anche, in un certo senso per Mantova, apprezzando l’Arvedi Spa. Come ormai noto a tutto il mondo, l’Arvedi ha ridotto la lunghezza in metri delle fasi di lavorazione dell’acciaio. Da ciò ne consegue una buona qualità di prodotto, realizzata a costi inferiori.

Sono due esempi che attestano un concetto. Dalla crisi si esce solo con una forte innovazione di processo e di prodotto.

Fino ad oggi ed è per questo che la siderurgia si è dimostrata miope, si è solo delocalizzato. Per primi lo hanno fatto gli americani delocalizzando l’acciaio al 40% della produzione. Infatti gli Usa stanno tornando indietro (vedi reshoring) e gli italiani ancora non hanno capito.

La crisi si gestisce con innovazione e sviluppo ma anche con manager creativi (teste d’uovo). Oggi non ci sono nella siderurgia teste d’uovo. C’è il genero, il figlio, la figlia. Ecco perché si fallisce.

Le visuali sul mercato e il futuro –  interviste

Domanda: Grazie per aver concesso un’intervista in esclusiva al Gruppo editoriale TECNICHE NUOVE SPA. Come noto le nostre testate si portano avanti nell’analisi delle tendenze del mercato. Parliamo del futuro; sarà stasi o rilancio? O più specificatamente il ruolo dell’Italia cambierà per fusioni e coordinamento nel taglio dei livelli produttivi?

Pasini: distinguerei due piani, quello più generale a livello macroeconomico dallo specifico settore. Sul primo, in effetti, posso affermare che è in atto una ripresa. Tuttavia, non è l’aumento dei consumi interni ad averla innescata. La ragione, è nel cambio con le altre valute, tale da trainare le esportazioni. L’esempio classico su questo piano è la Germania.
Entrando nell’ambito siderurgico, l’anno che verrà conferma l’incertezza. Fusioni e coordinamento non sono ancora giunti a un livello apprezzabile.

Giasini: Vorrei avere delle visoni più ampie di medio respiro. La sensazione è che siamo ancora in mezzo al guado. Sugli accorpamenti tra imprese, non ci sono al momento segnali dall’osservatorio dell’Ucisap (associazione degli stampisti). L’assenza di segnali è anche dalla Confindustria sul sistema imprese Italia. L’anno che verrà non ci porta quell’ottimismo che vorremmo.

Barzaghi: riusciamo ad osservare il mercato da più punti di vista, attraverso le sedi sparse per il mondo. Questo ci consente di poter capire in anticipo le tendenze. Un anticipo che però spesso non dura neppure una mattinata. A carattere generale notiamo una diffusa tendenza degli operatori, a muoversi in modo impulsivo e nervoso. Ciò influenza gli andamenti ciclici determinando continue variazioni di prezzo. Nell’anno che verrà non prevediamo un cambio d’importanza per l’industria siderurgica italiana.

Domanda: Quale anno pensa sia saggio da utilizzare per comprendere effettivamente le reali tendenze del mercato?

Giasini: Credo sia saggio considerare il triennio 2005/2007

Pasini: Non credo potremo ripristinare la situazione ante 2008 e non certo guardando a corto raggio. L’influenza produttiva asiatica è estremamente elevata.

Barzaghi: Dipende dal mercato che si vuole considerare. Per l’Europa, credo che se si volesse escludere la componente speculativa, si dovrebbe guardare indietro di 5-6 anni.

Domanda: Avete dei consigli da offrire ai lettori? In particolare la crescita di prezzo delle materie prime è un fattore di benessere o di grave dissesto?

Pasini: nei prossimi anni l’attività produttiva europea ed italiana rischia minore per l’affievolimento dei consumi d’acciaio. Serve una profonda riorganizzazione interna alle nostre imprese. Penso a investimenti in formazione e innovazione al fine di un continuo miglioramento dell’efficienza. Dopo il costo per l’acquisto del rottame ferroso, il successivo scoglio è il caro-energia.
Mi si permetta di approfondire ulteriormente un passaggio; la formazione. Da tempo ci siamo strutturati con una nostra società che organizza corsi. Mi riferisco a Riconversider, che anche grazie al sostegno dei fondi regionali, può offrire corsi multidisciplinari

Giasini: Dare consigli è sempre difficile e lo è ancora di più soprattutto in questo momento. Posso però auspicare a maggiori investimenti, per il rinnovamento tecnologico e organizzativo. In questa direzione abbiamo trovato nei fornitori un partner. Tra sconti, diluizione dei pagamenti e altro, si può costruire una vera e propria condivisione del rischio. A conti fatti si aggira intorno al 20-30% dell’investimento in macchinari.

Con questo esempio si chiarisce un concetto: da soli, a livello di singola impresa, non possiamo fare nulla. Serve sempre una “filiera” che coinvolga il produttore e in alcuni casi speciali anche il cliente. Ecco una novità per l’anno che verrà.

Barzaghi: Per poter tentare di dare delle indicazioni, serve fare il punto sui mercati. Il bacino del Mediterraneo ha rappresentato per tanti un vero mercato di sbocco. In Europa ho fiducia nella Germania. La Cina? Credo di più nell’India, prima o poi il mercato siderurgico cinese dovrà ridimensionarsi. Per gli USA sappiamo che non sono ancora pronti per la ripresa. Prevediamo un futuro con una crescita “a singhiozzo”. Detto questo sul piano dei prezzi, abbiamo assistito a una crescita del prezzo dell’acciaio. Prevediamo che ci sia ora una fase di stasi e quindi assestamento.

Concludendo, cosa consigliare? Non stare con le mani in mano per l’anno che verrà. Servono: ricerca & sviluppo, Manager intelligenti e teste d’uovo, nei vertici aziendali.

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