La storia della Repubblica di Mussolini risponde al titolo del libro di Aurelio Lepre edito da Oscar Mondadori. In tutto appena 324 pagine molto intense e di agevole lettura. Questo qui presente rappresenta l’intervento numero 2 alla serie di commento e riepilogo al testo.
Dalla prima sintesi qui pubblicata si è gridato alla scandalo per la dittatura in Italia. E’ vero che già 20 anni di fascismo avevano lasciato il segno nel nostro Paese in anticipo ai 20 mesi della Repubblica di Salò. Quest’ultimo periodo però esprime la dittatura vera quella d’assenza di un dibattito interno.
Il non confronto o interpretazione della realtà del Paese, da parte della classe di governo, non è una novità in Italia. Senza sfociare platealmente nell’esperienza di Salò, non è forse quanto sta accadendo con il Movimento 5 stelle al governo dal marzo 2018? Pertanto la sordità del Governo e dell’elitè politica alla Nazione non è un fatto nuovo. E’ anche certo che chi è sordo non viene più rieletto scomparendo dal panorama politico.
Tornando all’Italia narrata nel testo La storia della Repubblica di Mussolini, Lepre a pagina 119 analizza il labile confine tra comunismo e fascismo. Estremi che si toccano!
In un dibattito interno al partito soffocato e il contorno con la Nazione azzerato, si aprì per il PNF il congresso di Verona. Il quesito che i fascisti si pongono è come mobilitare gli italiani nella lotta agli Alleati e partigiani. La questione (descritta a pagina 121) ruota sulla RIVOLUZIONE SOCIALE. Applicare la RIVOLUZIONE SOCIALE prima della fine della guerra o prometterla a vittoria avvenuta?
Sul concetto di RIVOLUZIONE SOCIALE (ecco il punto di racconto con i comunisti) si punta diritto alla collettivizzazione delle fabbriche e distribuzione della terra. In pratica il Partito entra così in conflitto con la classe imprenditoriale e benestante attraverso lo spauracchio dei sequestri di proprietà. L’obiettivo è mobilitare gli italiani nella difesa di una loro terra e di una loro fabbrica.
Come tutto nel PNF, prima della Repubblica e successivamente con il periodo di Salò, pur accennando agli argomenti, nulla realmente approda a un ragionamento completo. La RIVOLUZIONE SOCIALE non verrà sviluppata lasciando gli italiani estranei alla Prima Repubblica d’Italia.