Home COMMENTO A LIBRI FAMOSI La rivoluzione al contrario nella Spagna del Seicento

La rivoluzione al contrario nella Spagna del Seicento

by Giovanni Carlini
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La rivoluzione al contrario, avvenuta nella Spagna del Seicento, è stata appena accennata nello studio pubblicato dal titolo “altro Occidente/2”. Qui merita un approfondimento utilizzando esattamente le parole dell’autore del libro.

Montanelli scrive: Carlo V° sui cui domini non tramonta mai il sole era uno squattrinato. I banchieri tedeschi Fugger non riuscirono ad avere indietro le cifre prestate agli Asburgo e fallirono. Non era facile trovare denaro perchè l’Europa era povera di metalli e quindi di circolante. Era questo l’ostacolo al decollo del capitalismo. I ceti imprenditoriali c’erano, soprattutto nei Paesi del Nord. C’erano i tecnici. C’era un abbondante e abile artigianato. Mancava il capitale. E il poco disponibile era drenato dal fisco spagnolo e dalle banche infeudate alla Spagna per alimentare gli eserciti e le flotte di Madrid. 

Con queste parole, riportate in virgolettato, Montanelli fotografa la realtà europea del Seicento.

Con l’arrivo dell’oro americano e la moltiplicazione del circolante, salirono i prezzi delle derrate. I contadini di tutta Europa se ne approfittarono, ma anche gli affitti della terra che pagavano si elevarono. In questo inseguimento tra inflazione e prezzi, la stragrande maggioranza dei coltivatori della terra persero le fattorie; il rialzo degli affitti li stritolò.

A sua volta i piccoli e medi proprietari dei terreni si trovarono senza liquidità. Ne derivò un’involuzione sociale (rivoluzione al contrario).

Tornando sulle parole dell’autore (in corsivo): L’unico ceto al riparo dal cataclisma fu quello dei militari e burocrati preposti alla conquista. Per finanziare l’influenza spagnola in Europa, questi ceti di ex possidenti terrieri passati alle dipendenze dello Stato, potevano attingere senza limiti alla casse dello Stato. Casse ovviamente arricchite dall’oro americano. 

In assenza d’investimenti alternativi, erosi dall’inflazione, militari e burocrati tornarono alla mentalità feudale dove l’unico valore è l’immobiliare terriero. Fu così che fu investita nella proprietà terriera la nuova ricchezza ricostruendo i grandi latifondi del passato con le briciole delle piccole proprietà costrette alla svendita.

Si venne a riformare, sulla rovina di tutte le categorie produttive, la società medioevale. Le borghesie contadine furono sopraffatte dall’inflazione che distrusse i loro risparmi. Il torrente d’oro e argento americani, che avrebbe potuto ossigenare il nascente capitalismo, finì nella spesa militare e amministrativa. 

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