La realtà è diversa rispetto le rilevazioni statistiche specie in economia. Di Giovanni Carlini, sociologo e uomo di marketing
La realtà è diversa rispetto le rilevazioni statische specie in economia per un errore strutturale. Chi fa ricerca, specie in economia ha fetta. Ciò comporta la rilavazione quantitativa anzichè qualitativa. La spiegazione è semplice ma qui si rinvia ad altri studi già pubblicati.
Comunque, sul piano generale, la differenza tra il percepito e il reale è un tema classico in sociologia quanto per la psicologia. Posso affermare serenamente che i cultori del comportamento umano vivono di questa frattura.
Purtroppo nella presente rubrica non si può parlare del modo di essere delle persone. Possiamo però agganciarci a diversi temi scottanti. Perché quanto stiamo soffrendo ogni giorno, in azienda, ad esempio sulla finanza d’impresa, non è rilevato dalle statistiche?
Parliamo anche di disoccupazione. Quando si analizzano le condizioni economiche del paese, è come se tutto andasse bene. Questo non è vero! In realtà ci sono SOLO 3,5 milioni di disoccupati in Italia. Per di più sono in maggioranza senza lavoro over 50 quando l’intera legislazione aiuta i ragazzi sotto i 35 anni. Cornuti e mazziati! Governo incapace.
In realtà Il lavoro c’è, ma non è pagato. Si chiama stage per i ragazzini e lavoro nero per gli adulti.
Si discute molto su una presunta confusione di fondo. Chi afferma che “il peggio sia alle spalle”, chi invece debba ancora arrivare. In mezzo l’economia reale quella che soffre. Che cosa accade?
Una delle spiegazioni a una situazione d’indubbia incertezza deriva da un errore di fondo; si misura la ripresa economica sugli ordinativi e i fatturati. Questa unità di misura è oggi sbagliata. Lo è nella misura in cui non viene collegata all’aspetto finanziario. Ecco un altro motivo per cui la realtà è diversa rispetto le rilevazioni statistiche.
In pratica si lavora, ma non si viene pagati. Spesso si soffre per un eccesso d’insoluti. Questo fenomeno indica una carenza di liquidità nel sistema. In realtà, sotto il punto di vista macroeconomico di M1 (moneta liquida) ce n’è anche troppa. Si rileva dagli alberghi pieni nelle località invernali, dagli acquisti di Natale e nella speculazione operata anche sui metalli di base.
Questo è un fattore di grande curiosità nel mondo dei ricercatori sociali, perché è la vera novità da studiare. Come fa ad esserci liquidità per il superfluo e non per le aziende?
Tutti i riflettori sono accesi sul sistema bancario, reo di coprire delle perdite che non vuole rendere pubbliche. Indubbiamente le banche sono in difficoltà. Nonostante le pressioni del Governo e delle Bce che regala liquidità alle banche, si isterilisce il flusso di denaro alle imprese.
Confrontando due imprese: una completamente autofinanziata e l’altra con un ordinario bisogno di credito bancario, la prima sta meglio rispetto alla seconda. E’ vero ma non del tutto. Entrambe comunque soffrirebbero d’insoluti, rientrando nel problema più generale.
Concludendo, finchè non si utilizzeranno metodi di rilevazione comuni, non sarà mai possibile confrontare le diverse proiezioni economiche. Alla fine c’è chi dirà una cosa (avendo ragione se ci si basa solo sul fatturato) e chi un’altra, completamente opposta (se connette gli ordini ricevuti ai flussi finanziari). In mezzo c’è la dura realtà d’ottime imprese che rischiano, perché non riescono a stabilizzare i loro flussi finanziari. Questo perchè il lavoro correttamente eseguito è pagato con scadenze molto più lunghe rispetto a quanto concordato.
Per uscire fuori dalla vicenda l’imprenditore investe, nella sua stessa impresa, “gli ultimi risparmi” rimasti (sperando che li abbia conservati) Il rischio?
Avete presente un corpo bellissimo? Ebbene a questo corpo umano togliamo 3,5 litri di sangue, che cosa ne resta? Ecco descritto il sistema delle imprese italiane oggi. E’ stato dato un contributo spiegando un concetto. La realtà è diversa rispetto le rilevazioni statistiche, specie in economia.