Home INDUSTRIA E AZIENDALEAmmonitore La povertà della stampa italiana. Prof Carlini

La povertà della stampa italiana. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Stampa italiana. Il riferimento corre dal Sole 24 Ore (che è di parte) alle altre grandi testate che restano ottusamente limitate alla “linea editoriale”.

La stampa italiana è limitata. Il limite si chiama linea editoriale. La linea editoriale è un punto di vista che censura gli altri. Tutto qui. Chi dovrebbe raccontare fatti e notizie lo fa attraverso un SUO punto di vista.

Che ci sia una linea editoriale è comprensibile. Ogni testata è come una persona, quindi ha le sue idee. Qui non si contesta la monotonia della stampa italiana. Ciò che non funziona è che, benchè monotona (il gruppo) non si lasci spazio ad altre opinioni. A questo punto la monotonia diventa anche censura.

Ad esempio ecco qui documentato lo scambio di idee con un redattore che applica la censura:

IL REDATTORE CHE CENSURA SCRIVE

le riviste sono come le persone, hanno loro punti di vista. Le tue relazioni non collimano con la linea editoriale. Noi siamo una testata contro Trump e di sinistra.

LA RISPOSTA CHE RICEVE
caro … è ovvio che la testata abbia una linea editoriale, ma le grandi riviste danno sempre spazio a chi non la pensa come loro con il chiaro e dichiarato intento di cogliere il maggior numero di lettori possibile.
Con me avresti questo alterego.
Lo avresti avuto con la Brexit (unica testata italiana ad anticipare quello che è avvenuto) e lo potresti avere anche adesso. Significa anticipare che il prossimo presidente Usa potrebbe essere Donald Trump.
Comprendi qual’è la differenza tra una grande giornale e uno limitato a 4 fattarelli di settore?
Ricordi quando Rolling Stone pubblicò l’intervista del Comandante delle truppe americane in Afghanistan triplicando la tiratura? e ricordi ancora le interviste della Fallaci su Playboy?
Io faccio parte di quel giornalismo.
Eppure non puoi dire che la Oriana (Fallaci) possa essere assimilata a una coniglietta di Playboy.
Giovanni per il grande giornalismo.
CONCLUSIONI

Chi fa ancora grande giornalismo? Dove trovare i cacciatori d’idee che sappiano anche narrarle? Il pensiero corre a Oriana. Il ricordo corre a Ernest.

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