La politica di gestione dello strumento militare: Usa/Europa. Considerazioni nell’ambito del taccuino americano 2018.
La politica di gestione dello strumento militare è profondamente diversa tra quanto applicato qui negli Usa in confronto all’Europa. In America la comunità militare e annesse famiglie, sono concentrare in forti che si trovano distanti dai centri urbani. All’interno dei forti si svolge l’intera vita sociale delle famiglie e l’operatività dell’unità militare.
La scelta del “forte”, come unità operativa e abitativa, produce un corpo sociale separato dalla società. Ovviamente la scelta non è affatto casuale.
Perchè gli Stati Uniti d’America hanno fatto una scelta attuando la politica di gestione dello strumento militare per un corpo separato dalla società?
La ragione della scelta americana è facilmente comprensibile. Lo strumento militare ha delle caratteristiche d’impiego specifiche che non sono confondibili con quelle della polizia. Mi spiego. In Italia abbiamo “soldati” a guardia permanente di chiese, abitazioni private etc. Che ci fanno questi ragazzi impiegati in funzione di controllo stanziale?
Quando interviene l’esercito non è mai per pacificare e dividere la folla tra chi ha ragione per protestare e chi è per creare violenza. La forza armata chiude ogni forma di protesta e azzera il contenzioso, congelandone le soluzioni che saranno di ordine politico.
Questo concetto non è stato capito in Italia come invece applicato negli Usa.
Chi ha ragione e chi torto? Facile rispondere. Lo Stato Maggiore Italiano ha completamente torto e la politica italiana non ha idea di come ben utilizzare lo strumento militare. Pare addirittura che la Marina Militare Italiana tifi per gli immigrati ricevendone finanziamenti e mezzi. Giunti a questo punto di auto danneggiamento della Nazione ad opera della Marina Militare, che dire e fare se non azzerare lo Stato Maggiore della Difesa?
Il dibattito è aperto. Come interpretare lo strumento militare al servizio della Nazione?
Nella foto qui ritratta l’asilo a Fort Irwin.
