Florovivaismo, la nuova frontiera. Dal nostro corrispondente dall’estero, Giovanni Carlini
Il florovivaismo, in Italia come all’estero, cerca con forza d’allargare la sua fascia d’utenza. Non si tratta più solo di far quadrare i bilanci o di mantenere l’attuale numero di operatori sul mercato. Al contrario si sente il bisogno di una rigenerazione del rapporto con il cliente. In pratica è in discussione la funzione stessa del garden e del florovivaismo. Si vuole trovare una nuova collocazione sul mercato in cui identificarsi.
Il florovivaismo cerca una nuova relazione con le persone. Qualcuno, anni fa, molto superficialmente, ritenne che la coltivazione d’ortaggi alla Casa Bianca avesse spinto l’America verso un diverso rapporto con il verde. Non è vero, si trattò come al solito di pubblicità dove l’obama è famoso per questo bisogno famelico di spot.
In realtà il bisogno di rivedere il proprio rapporto con il verde organizzato, nasce da molto lontano. Precismente dall’intasamento urbano delle città degli anni Settanta-Ottanta. Da quell’invasione di cemento, la sensibilità delle persone e del mercato si è fatta più viva sull’arredo a verde nelle città. Quindi verso le biotecnologie, il risparmio energetico e infine per un contatto più vivo e “gagliardo” con il giardinaggio e il florovivaismo in generale.
Infatti una chiave di lettura per il rinnovato bisogno di verde, potrebbe essere la crisi di nichilismo che grava sulla società. Nell’affannosa ricerca di “valori” tra le tante possibilità, c’è anche un riscoperto rapporto con quello “che cresce, che è sempre cresciuto e continuerà a farlo”: i prodotti della terra. Quindi fiori, piante, frutti, alberi, arredo urbano.
Ecco che “l’ecologia” si sposa su qualcosa d’armonioso che è sempre esistito: il ciclo naturale che è quello che fa presa sulle persone quando sono in crisi.
Seguendo questa traccia, GREEN UP offre alla sua utenza 2 chiavi di lettura. Il primo è “di casa nostra”, il secondo proviene da Denver (Colorado).
Florovivaismo a Denver. Uno psicologo “rimasto senza lavoro” (in realtà si era stufato della sua attività) a titolo personale e gratuito, spinge affinché, nelle scuole elementari, si coltivino appezzamenti di terreno sui 2-3 acri. Lo scopo è insegnare ai bimbi come coltivare ortaggi e frutti della terra, da vendere ogni giorno all’uscita da scuola.
Questo tipo di formazione ha fatto si che oggi ci sia la fila per iscrivere il proprio bimbo in quegli istituti sensibili alla coltivazione dell’orto. Ogni classe beneficia di 5 ore d’insegnament di florovivasimo alla settimana. In queste condizioni i presidi fanno a gara nell’aprire orti di scuola, anche perché lo stato finanzia ogni bimbo per 8.000 dollari all’anno.
Così 27 scuole su 85, a Denver, hanno aperto al florovivaismo in classe. Lo psicologo che ha lanciato l’idea, ormai un personaggio pubblico, discute a tu per tu con il Sindaco della città, sulle nuove prospettive d’arredo urbano e per altri orti scolastici. Nessun garden, a Denver, finora è stato capace d’entrare nel filone di pensiero.
L’esperienza di Denver verrà descritta in un secondo studio pubblicato su GREEN UP.
L’esempio che oggi si desidera portare alla riflessione di tutti è riferito al progetto FESTA DEI NONNI
La via italiana alla valorizzazione dei nonni
11 anni fa, intorno al Presidente del Comitato Festa dei Nonni, l’Ambasciatore Arturo Croci, si riunirono più personaggi del florovivaismo italiano. Il quesito comune fu come rilanciare il florovivaismo italiano, scatenando un salto di livello. In pratica una rivoluzione nella sensibilità e percezione del prodotto da parte del cliente. Non bastava più solo vendere o aspettare che il consumatore entrasse in negozio, serviva uscire dai garden per proporsi ai bisogni dell’utenza.
In fondo i fiori sono sempre quelli, i garden anche, quindi sul piano della biologia del prodotto c’è poco da fare. In realtà va osservato che a partià di prodotto è possibile modificarne la percezione da parte del cliente.
Il concetto è semplice: una rosa è solo un fiore. Nel momento in cui viene regalato il fiore, diventa un ottimo motivo per cenare insieme. Ne emergere che pur vivendo in condizioni di difficoltà, alla presenza di un apporto verde-floreale- con attività di giardinaggio, si percepisce la differenza. In pratica la psicologia e la sociologia entravano in campo, per la prima volta, misurando riduzioni di conflittualità tra le persone, se poste a vivere in un contesto “più verde”.
E’ come dire che in un condominio, dotato di area verde propria, si litiga di meno sia a livello di singola famiglia che negli incontri tra condomini. L’ingresso delle scienze umane, nella percezione del verde e del florovivaismo, suggerì al team dell’Ambasciatore Croci che serviva un salto culturale, quale primo passaggio.
Il secondo stemp fu di rivolgersi a chi vive d’imput culturali ovvero gli studenti. E’ però gioco-forza che i ragazzi in età adolescenziale tra primi amori e ricerca del posto del lavoro, tendono a essere “distratti”. Si dovette quindi tarare la scelta sull’esempio di Denver. Rivolgersi a più piccini. Nonostante ciò il bimbo, in sé per sé, non era ancora sufficiente.
Chi è particolarmente caro ai più piccini oltre alla mamma (che ha la sua festa) e al padre? Ecco che si scopre nel binomio bimbo-nonno, un nuovo interlocutore. Nasce l’idea della festa dei nonni. Trovato il nuovo scenario, scatta la caccia a chi avrebbe finanziato l’idea.
Essendo il team di lavoro di Croci composto sia da italiani sia olandesi, spiccano Franco Locatelli e Wim van Meeuwem. Ci si rivolse naturalmente al mercato più importante del mondo, per sostenere l’iniziativa: l’Olanda!
La lotta fu dura, perché questo progetto conserva tuttora due diverse anime, che si sono comunque sposate. La sensibilità etica nel dare conforto ai nonni quale missione sociale. A questa s’associa un bisogno di far affari per allargare il giro d’affari che oggi vale 400 milioni di euro di fiori importati dall’Olanda.
Qui il traduttore di valori umani in percentuali di crescita d’export per l’Olanda, fu Wim van Meeuwem. Non solo, ma in questo senso l’Ufficio olandese dei fiori, diretto dall’Ingegner Charles Lansdorp, ha saputo inserirsi nell’azione di traduzione tra valori e fatturati. Fu allargata l’idea iniziale del binomio bimbo-nonno. Si ottenne un’impressionante serie di manifestazioni con 250.000 scolari nell’inviare disegni e poesie partecipando all’annuale concorso della Festa dei Nonni.
Una conseguenza è stata quella d’entrare nel business dei primati con il disegno più lungo del mondo. Su questa strada la sinergia Croci-Lansdorp-Locatelli-Meeuwem ha portato anche al coro come allegria. Nasce il canto dei “Felini”.
Il senso di tutto ciò. Qual è il senso di tutto ciò? Semplice! Non si fanno affari soltanto vendendo in un mercato “che ha di tutto e ne risulta anche annoiato”. Senza auspicare a tempi di “vacche magre”, l’allargamento del mercato passa attraverso delle motivazioni sociali.
Conclusione Il mercato non è cambiato ma è sempre più affollato. Chi saprà addurre argomenti nuovi potrà sopravvivere.