Home SOCIOLOGIAStudi di sociologia La modernità, il concetto di moderno. Prof Carlini

La modernità, il concetto di moderno. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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La modernità è un concetto? quando possiamo definirci moderni e cosa vuol dire? 

Quanto addolora sapere che gli argomenti qui sviluppati sono da considerare utili a tutti e per ogni assetto culturale anzichè per i soli addetti ai lavori (ricercatori, scienziati sociali, professori, studiosi del comportamento umano, sociologi, psicologi e psicanalisti). Veniamo al dunque. Quando una persona è moderna e cosa vuol dire, sopratutto a che serve essere moderni in questi anni e nelle relazioni con gli altri?

Per spiegare il concetto di modernità è saggio opporlo al mondo antico. Nell’antichità furono completamente sconosciuti 2 punti di vista:

  • l’indifferenza;
  • l’introspezione analitica nella psiche individuale come studio intorno alla persona.

Essere moderni, vivere la modernità vuol dire anche saper utilizzare l’indifferenza nella relazione umana e, allo stesso tempo, saper indagare, scavare, studiare la personalità umana inserita in un triangolo “terribile” composto da:

a) individualità;

b) differenziazione;

c) uguaglianza.

A pensarci bene l’intero sistema della moda rappresenta nella modernità esattamente la sintesi di questi 3 passaggi senza i quali non esisterebbe il concetto stesso di moderno. Noi tutti abbiamo un disperato bisogno di sentirci individualmente considerati, ma diversi dagli altri in uno schema sociale d’uguaglianza. Appare complesso come concetto, ma oggettivamente è dentro ogni persona quando si guarda allo specchio. Senza questo mix (bisogno) il sistema della moda crollerebbe come primo effetto del superamento di moderno. 

Torniamo sul concetto d’indifferenza per spiegare la modernità. L’indifferenza è figlia del contributo di Friedrich Wilhelm Nietzsche, che infettando la società moderna con il suo nichilismo, ci ha insegnato ad essere indifferenti. A ben guardare l’indifferenza appare più come un tumore della modernità che un aspetto positivo ed è vero, ma va anche considerato quel grande traguardo che si trova all’opposto dell’indifferenza, ovvero lo studio e considerazione della personalità individuale, che ci è stato donato dagli studi e dal pensiero di Sigmund Freud. Pare che l’epoca moderna sia condanna ad esprimersi attraverso 2 opposti in convivenza come amore-odio, passione e disinteresse, lavoro & disoccupazione, matrimonio e convivenza, coppie sposate e di fatto, sessualità sana e omosessualità. In pratica a ogni passaggio dell’umano, nella modernità, c’è un netto e chiaro antagonista. Questa convivenza tra estremi ha lacerato la relazione sociale e la personalità delle singole persone, portandole a un eterno compromesso che a volte è saggio, ma altre decisamente sbagliato ed anche questo è ancora un’altra volta un compromesso!

Prima di concludere, ad onor del vero, vanno ricordati i “cinici” nel complesso della cultura greca, che per primi definirono il concetto d’indifferenza come obiettività funzionale all’esame dei problemi. Si tratta di una scheggia del pensiero filosofico antico, che non fu capace di colpire il sentimento degli umani che atteso 1700 anni per trovare nel nichilismo la vera risposta all’indifferenza come distacco dal mondo.

Concludendo, la modernità ha dei suoi caratteri ben precisi che la distinguono dall’antico. Non si tratta di una naturale evoluzione del tempo, come se magicamente cambiassero le cose della vita da sole, ma di una netta divisione tra epoche. Prima si viveva in una assillante percezione collettiva-comunitaria modello “Polis” (le città greche) poi la mentalità è cambiata (non necessariamente migliorata ma certamente mutata) ponendo al centro della vita non più il gruppo/famiglia ma l’individuo.

Meglio o peggio? difficile a dirsi, perchè in ogni cosa della modernità serve considerare i pro-contro (nuovi compromessi). Certamente è “colpevole” l’antichità (che non va per questo disprezzata) per la sua cattiva considerazione della personalità individuale, anche se la famiglia, la coppia, il gruppo, clan, l’esercito e in ogni momento di crisi, per superare le avversità, serve tornare a una mentalità “antica” che premia il gruppo come elemento di forza scatenante contro le avversità.

L’UOMO E LA DONNA PERFETTI (purtroppo non esistono) sanno essere “antichi” (ad esempio il gruppo e la coppia compatta) in alcuni aspetti della vita e moderni in altri. Sapranno le nuove generazioni essere antichi e moderni affrontando la vita e sopratutto chi insegnerà loro questo segreto? Georg Simmel a pagina 791-863 nel saggio Individuo e gruppo contenuto nell’ultimo capitolo del libro Sociologie del 1908, sa introdurci a questa elasticità di mentalità. Forse abbiamo bisogno di una nuova sociologia, meno cattedratica, più pratica da condividere con le persone.

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