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La globalizzazione fallita, ora è post globalizzazione

by Giovanni Carlini
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La globalizzazione è finalmente fallita: evviva! 

La globalizzazione ha finalmente mostrato il suo volto e quindi fallisce. E’ stata una manovra di trasferimento di ricchezza dall’Occidente al resto del mondo. Come solitamente accade, in tutti questi grandi progetti ci si scorda sempre un parte importante. Nella crisi subprime economisti troppo giovani non capirono che il mercato tira ma poi inesorabilmente flette. Nella Ue, a fronte anche in questo caso di una buona idea, l’applicazione è disastrosa. All’unione istituzionale e sociale si è preferita quella monetaria (fredda e distaccata com’è sempre la finanza). Nella successione impressionate di fallimenti, c’è anche la globalizzazione.

Lanciando la globalizzazione nessuno ha saputo porsi uno specifico problema. Quanta disoccupazione e immigrazione tollera la democrazia per funzionare?

A questo punto che si fa? L’Europa è indietro e incastrata nei problemi d’immigrazione e disoccupazione. La Gran Bretagna si è sganciata dalla Ue con la brexit. Gli Stati Uniti proseguono per la loro strada che potremmo definire post-globalizzazione. Si sta profilando un asse anglosassone contrapposto all’Europa. Questo almeno finchè non cambieranno i governi francese-tedesco-italiano. Sintetizzando, l’Europa è ancora rimasta a sinistra quando l’Occidente punta a destra con la post-globalizzazione.

Si credeva che il concetto destra-sinistra fosse tramontato. Non è vero. Oggi la sinistra è globalizzazione e Cina. La destra è post globalizzazione. L’immigrazione è di sinistra. La difesa della comunità nazionale e delle idee dell’Occidente è di destra. Mischiare l’uno con l’altro è stato già fatto con il multiculturalismo, ma non ha funzionato. Il Vaticano ha la sua sbandata a sinistra. Il recupero di concetti come nazione, comunità nazionale, benessere nazionale sono di destra.

Il pensiero globale ha mischiato tutto purché ci fossero consumatori indipendentemente dalla razza. In questi processi globali si è voluto porre di fronte a tutto solo le necessità economiche.

Produrre a bassi prezzi, assicurare il consumo a tutti e garantire alti margini di guadagno. Il meccanismo non ha funzionato perchè è stata dimenticata la componente culturale.

Ecco l’errore degli apprendisti che hanno spinto su un progetto nato zoppo.

La cultura resta un elemento di differenziazione formidabile nel mondo.

Le differenze culturali appaiono come un dettaglio minore pur rappresentando la base per l’internazionalizzazione. In pratica quanto qui scritto rappresenta la lezione 1 di un corso d’internazionalizzazione delle PMI.

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