La disoccupazione. Un fatto così grave per la stabilità sociale!
La DISOCCUPAZIONE. Perchè così tanta?
Tutto deriva da clamorosi errori d’applicazione della globalizzazione. In particolare attraverso una delocalizzazione errata. Per rimediare all’errore negli USA, dal 19 febbraio 2012 è in corso un processo che si chiama reshoring. Vuol dire rientro in Patria delle imprese prima delocalizzate.
Negli Usa hanno capito, in Europa non ancora.
Oltre al reshoring, concetto noto a chi legge d’economia, c’è un altro punto di vista più “cattivo”.
Le autorità, prima negli Usa poi in Europa, per salvare le banche, hanno versato grandi quantità di liquidità. E’ accaduto con il Monte dei Paschi di Siena e con le banche venete. L’azione potrebbe anche essere valida. Il punto è un altro. Perchè non è stata acquisita la proprietà o direzione della banca? Purtroppo è un fatto avvenuto in tutto il mondo occidentale.
Ora una domanda difficile. Lo Stato dove ha trovato così tanti capitali da rifinanziare il sistema finanziario? Semplice; gli stampa! Le operazioni di quantitative easing della FED sono mere operazioni di stampa di carta moneta, “allagando” il mercato di liquidità.
Una operazione di questo tipo dovrebbe indurre una selvaggia inflazione e invece non è avvenuto. Perché?
Per 2 motivi. Come spiega il premio Nobel Paul Krugman. Perchè in una fase depressiva, l’eccesso di liquidità non genera inflazione. C’è anche da considerare un altro aspetto. Credo che la disoccupazione sia uno dei passaggi necessari per contenere l”inflazione.
Mi spiego.
L’inflazione sarebbe un male per tutti e viene contenuta con una forte disoccupazione, oltre alla fase depressiva.
La scarsa erogazione di credito alle PMI, da parte delle banche, potrebbe rientrare in questa strategia. Serve, secondo me, mantenere la disoccupazione a un alto livello.
Quanto scritto potrebbe gridare “al complotto stato-banche”. Non voglio cadere nel tranello. Certamente però i pezzi del mosaico trovano una loro collocazione logica. Non resta che andare a votare. Quindi far pesare alla politica il disagio sociale.