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La crisi dei centri commerciali. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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La crisi dei centri commerciali inizia ad essere visibile in particolare qui negli Stati Uniti. Oltre al solito “fallimento dell’anno” per cui è usuale che qualche grande nome chiuda i negozi per restare limitato al solo virtuale/on.line, quelli che sono in attività, visitandoli da un semestre per l’altro, manifestano la loro “stanchezza”. Si tratta di un fattore molto pericoloso perché accelera l’allontanamento della clientela.

In pratica, a Napoli direbbero “cornuto e mazziato“. Le proprietà dei diversi marchi volgono al risparmio e questo allontana i clienti. La sommatoria dei due eventi conduce solo alla chiusura definitiva dei negozi. Che peccato.

Cosa si dovrebbe fare quando gli affari vanno male?

La risposta è sempre la stessa: investire!

Il nemico si chiama commercio virtuale, on line, quello svolto senza il contatto umano, privo d’intervento di un commesso e senza toccare la merce affidandosi solo a una fotografia. Già dall’uso di queste sole parole si percepisce la totale freddezza di chi scrive verso il virtuale, anzi il totale distacco. Purtroppo, però, non è per tutti così.

L’investimento dovrebbe riguardare:

  • vetrine animate, nel senso d’avere modelli reali che indossino i capi d’abbigliamento e invitare i clienti a farlo per sfilare sulle passerelle acquistando quanto gli piace, provato, indossato e mostrato;
  • interazione del cliente con l’intera gamma di prodotti per cui, alla faccia del virtuale, il negozio dovrebbe rendere contemporaneamente accessibile la scelta tra marchi diversi;
  • degustazione per i generi alimentari per cui si paga un tot (simbolico, quindi a prezzo modico) per provarne diverse scelte acquistando quello che aggrada;
  • il lancio (nel campo alimentare) di una nuova generazione di prodotti a basso.bassissimo.assente livello di grassi per andare incontro alle necessità digestive dei clienti maturi educando quelli di giovane età. Quindi servono delle etichette prodotto diverse che non si limitino a dichiarare quelli che c’è nel bene ma la loro diretta attitudine per eventuale patologia digestiva.

La crisi del commercio si vince facendo partecipare il cliente spettacolarizzando la vendita.

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