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Home CULTURACOMMENTO A LIBRI FAMOSIAurelio Lepre La costruzione del mito attraverso il cinema.

La costruzione del mito attraverso il cinema.

by Giovanni Carlini
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La costruzione di un mito e la distruzione di un altro attraverso il cinema. Non è una novità che nelle masse popolari il cinema abbia la capacità di far apparire bello ciò che non è, o comunque discutibile.

Negli Stati Uniti pre elettorali alle elezioni presidenziali del 2020, questa strategia è ancora una volta perseguita dai democratici.

In quest’estate 2019 impazzano 2 pellicole: una terribilmente sdolcinata sull’amore tra l’obama e la moglie michelle. Qualcosa da fiaba dove questi due soggetti sono presentati alla stregua di Romeo e Giulietta.

Allo stesso tempo è in proiezione un altro film dal titolo “Vice” L’uomo nell’ombra. Si tratta di una pellicola del 2018 diretta da Adam McKay con protagonisti di rilievo con Christian Bale. L’obiettivo della pellicola è screditare pesantemente Dick Cheney.

Senza entrare nel merito se Cheney sia il demonio in terra oppure no, colpisce questo accostamento con l’acqua santa tra i due film. Possibile che gli spettatori siano così sciocchi da cadere nel tranello?

Qui è sano interrogare la storia. Aurelio Lepre nel suo libro STORIA DELLA PRIMA REPUBBLICA nelle sole pagine 79-80 (troppo poche per l’importanza del tema) accenna a un fatto molto emblematico.

Purtroppo non si è ancora voluto indagare adeguatamente sul cambio di mentalità degli italiani nel periodo 1946-1950 ad opera del cinema americano. Un cambio che già segue quello dal tutti fascisti al tutti antifascisti. Un’Italia che cambia con facilità!

Citando Lepre da pagina 79 emerge: il cinema statunitense conquistò rapidamente il mercato italiano: nel 1946 vennero importati 600 film, mentre in Italia se ne producevano 65.

Ma prima che “l’american way of life” diventasse un obiettivo per l’italiano medio, fu necessario che nell’immaginario collettivo scomparisse l’immagine del nemico. Fu lo stesso cinema a provvedervi.

Nei decessi successivi, in Italia, i film americani fecero pensare alla gente d’aver combattuto la seconda guerra mondiale per intero a fianco degli americani anziché contro di loro.

A pagina 80, Lepre, studia il comportamento e i timori del PCI verso il cinema americano.

L’Armata Rossa restava un mito CHE DESTAVA AMMIRAZIONE MA NON IDENTIFICAZIONE” (ovviamente per chi riusciva ad ammirare i soldati russi).

Il PCI criticò aspramente il cinema americano identificandosi però, come coppia modello, con Gary Cooper e Ingrid Bergman, nel film “Per chi suona la campana”.

La critica del PCI fu sviluppata senza opporre alcun modello alternativo.

Grazie a Lepre e al suo libro riusciamo a far luce su un aspetto mai realmente approfondito. Un modo di condizionamento del giudizio degli elettori che si ripropone ancor oggi.

La costruzione di un mito, rispetto alla estrema povertà dei due mandati presidenziali concessi all’obama, rivela l’inadeguatezza alla guida della Nazione dei democratici.

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