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La colpa italiana per l’Ucraina non nella NATO dal 2008

by Giovanni Carlini
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La colpa italiana per il mancato ingresso dell’Ucraina nella Nato e quindi nella Ue sin dal 2008, è un aspetto che NESSUNO vuole discutere. Il motivo è semplice: la vergogna.

L’Italia e la Germania s’opposero solo per salvaguardare i loro interessi commerciali con la Russia. Non indispettire il cliente, fu la molla che portò gli italo tedeschi a impegnarsi con forza nell’esclusione dell’Ucraina nella Nato.

Un’azione che ora è scritta nei testi di storia recente, unitamente alla sorpresa e disagio degli americani che assistettero a scene d’isteria politica.

Il presente studio rappresenta il seguito di quanto già pubblicato oggi il cui link è:https://giovannicarlini.f.xeeve.com/e-colpa-dellitalia-se-lucraina-non-e-nella-nato-dal-2008/

  • tra il 2004 e il 2008 l’ingresso dello Stato russo nel comparto energetico passò dal 19 al 50%. Si stava concretizzando il disegno strategico di Putin per un’economia russa concentrata in 1 settore con il quale imbrigliare e ricattare l’Occidente;
  • nel frattempo, sempre Putin, dispose l’accumulo di grandi riserve di cibo per i russi affinché non si replicasse l’umiliazione subita nel 1998;
  • la Russia divenne un “petroStato” già nel 2008 allontanando i dollari dal sistema monetario russo, infatti Putin aveva già dichiarato guerra alla divisa americana;
  • non a caso nell’aprile del 2006 il ministro delle finanze russo, Kudrin, dichiarò al convegno della Banca Mondiale e del FMI a Washington, quanto non sicuro fosse il dollaro come divisa internazionale di riferimento. Dichiarazioni che costarono mezzo dollaro nel cambio dollaro contro euro di quella sera;
  • al convegno della NATO di Bucarest dal 2 al 4 aprile 2008, fu invitato per la prima volta anche Putin in una sorta di sessione congiunta NATO-Russia. In quell’occasione discutendo dell’allargamento a est della Nato includendo l’Ucraina e la Georgia, Putin si alzò e se ne andò per protesta. Lo scontro si spostò all’interno dell’assemblea. Parigi, Berlino, i paesi del Benelux, l’Ungheria e l’Italia si schierarono per il NO all’allargamento. Per allargamento oltre all’Ucraina e alla Georgia, si considerò anche la penisola scandinava. Lo scontro fu definito da Condoleezza Rice (allora segretario di Stato americano) come “uno dei più aspri tra alleati mai avvenuto“.
  • Gli effetti non tardarono. Nell’agosto di quell’anno la Georgia fu colpita dai russi. Il tranello è sempre lo stesso.
  • Il modus operandi russo prevede degli agitatori interni alla regione che si vuole colpire.

  • Come gli agitatori subiscono il contrattacco dell’esercito legale dello Stato, i russi intervengono in difesa dei sabotatori.

  • Un meccanismo già replicato in Ucraina.

  • L’intervento russo è sempre militare e basato sull’impiego massiccio di divisioni corazzate.
  • 25 miliardi di dollari lasciarono la Russia in quell’agosto 2008 per i fatti dell’Ossezia del sud in Georgia.

La colpa. La colpa italiana e non solo, va almeno ricordata in queste ore di lotta e sopravvivenza dell’Ucraina contro l’invasore russo.

La lezione è semplice: la globalizzazione permette di fare affari con governi immorali come la Cina e la Russia.

Finché l’economia sarà più importante della politica, la colpa nel mancato rispetto dei principi ci perseguiterà.

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