La cicatrice non invalidante, un motivo per essere migliori
La cicatrice non invalidante è uno dei pensieri più belli che ho mai scritto. Tutto è nato per caso. Al mattino presto, in albergo, negli Usa, a colazione vedo una signora. Questa donna è una turista di mezza età, che con la famiglia è in viaggio. Chi si avventura nei parchi nazionali americani è sempre alla ricerca del meglio di se stesso. Non si tratta d’arrostirsi al sole in spiaggia. La vacanza per parchi nazionali Usa è come l’ascensione in montagna sulle Alpi. Con la differenza che i figli piccoli non ti possono seguire in vetta. Ecco che avventurarsi negli infuocati deserti nord americani, permette d’unire più necessità. L’avventura e la presenza di bimbi piccoli che si divertono.
La signora, scesa prima dei suoi bimbi per organizzare la colazione, scopre una parte di se. Sulla schiena, attraverso la scollatura, emerge un’importante cicatrice. Non viene nascosta. Neppure esposta. E’ lì. Si configura come una cicatrice non invalidante. Un pezzo di lei. Osservandola discretamente l’ho apprezzata. Ho provato rispetto per questa Donna. Dalla sua fisicità provata, mi sono identificato come spirito sofferente. Ho rivisto il mio personale dolore. Da qui mi sono reso conto che la cicatrice non invalidante riguarda sia il fisico, sia l’anima. Possiamo essere migliori anche se provati, stanchi e battuti? Nonostante tutti i colpi ricevuti, possiamo ancora reagire? Pare proprio di si, osservando l’esempio della dignitosa Mamma già ferita nel corpo.
Il messaggio è bello perché ci da speranza.
Tornano in mente i passi religiosi. La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo. La prostituta che asciuga i piedi a Gesù con i capelli. Etc.. etc.. Sono tutti passaggi che ascoltiamo e conosciamo, ma che non riguardano mai noi. Ecco il punto. Le cose e le motivazioni della nostra civiltà le conosciamo tutte, senza saperle applicare. Ecco perché siamo in crisi. Abbiamo tutto, senza la voglia di renderlo funzionante.