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La casa è un posto dove ci si reca per dormire e le necessità biologiche o qualcosa d’altro?

La domanda è legittima in era di “coprifuoco”; quello emesso a Milano dalle 23 alle 5 del mattino. Si potrebbe aggiungere che finalmente, grazie a questo provvedimento, possiamo rivedere i figli a casa! Nesce però la domanda: com’è accaduto che questi ragazzi hanno cominciato a vagabondare per la città durante la notte? Possibile che il “divertimento” sia tale solo nelle ore notturne quando si è studenti e adulti sbandati? Probabilmente qualcosa non quadra.

La Regione Lombardia, nell’applicare una limitazione oraria agli spostamenti delle persone, ha un finalità sanitaria. Nasce però al contempo un altro ragionamento molto più profondo e intenso.

La casa per i ragazzi è luogo dove formarsi per essere migliori o solo un albergo in transito?

Serve fare chiarezza ristabilendo dei concetti di fondo.

La casa è quel luogo dove ci si ristora per essere migliori.

Perché ciò avvenga servono delle relazioni che sono sia sociali sia verso le “cose” che ci legano al passato.

Perchè la magia “dell’essere migliori” si compi e che si replichi ogni giorno, serve il contatto umano. Sono le persone che vivono nella casa che ci completano. Nel caso, sfortunato, di una persona sola e quindi incompleta, diventano urgenti i rapporti con le cose che abitano la casa. Quelle “cose”: libri, foto, mobilia che custodiscono un passato motivato.

Grazie a questi contatti con persone/cose, c’è finalmente “casa” e non albergo.

L’albergo è per un transito indipendentemente da chi altro abita le stanze attigue o gli oggetti d’arredo della camera. L’albergo è vuoto di punti di riferimento quando la casa ne è piena.

Il bisogno d’essere migliori quando è una necessità personale, richiede una base d’appoggio. Persone senza questo punto di riferimento sono limitate sia in termini comportamentali sia culturali come affettivi. L’assenza di una casa vissuta, impedisce alla persona il completamento del suo ciclo di maturazione quotidiana.

Dopo 8-12-15 ore di lavoro (dove nulla s’impara ma si svolge) serve un luogo di riflessione. Quel ripensamento e manutenzione dello spirito e corpo che ci può rendere migliori.

Persone che confondono la casa con un albergo, cosa hanno da dire a se stessi e altri per cui valga la pena?

Ecco che la polmonite da virus cinese ci permette una riflessione sull’immaturità della generazione giovanile (quella che diffonde il virus). Una generazione che vive fuori casa ovvero senza basi d’appoggio. Siamo stati tutti giovani e abbiamo vissuto “di caccia” in una certa stagione della vita; quella dove si cerca l’altra parte per completarsi. Qui non si discute di “caccia” ma di sistema di vita. Vivere senza una base per vivere è immaturo. Bighellonare ore e ore fuori casa è un tempo per dare qualcosa agli altri, ma cosa se non sono state ricaricate le energie?

Questi ragionamenti andrebbero spiegati ai figli che non vogliono sentire pur capendo. 

la globalizzazione sbagliata

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