Italia che non vota. E’ un problema grave che intacca un piano sociologico poco esplorato
La massa delle analisi che vengono svolte sulla mancata affluenza al voto in Italia sono d’ordine politico, raramente lo stessa dinamica coglie invece aspetti sociologici. Questo voler delimitare il problema a un ambito della vita delle persone, appunto la partecipazione politica, è necessario per ridurne l’importanza. In realtà la questione è molto più grave perchè coglie la non responsabilità verso gli impegni. Per essere più chiaro (e sociologico) la non responsabilizzazione in amore comporta un turbine di relazioni di prendi-lascia, capace di confondere la sensibilità delle persone che alla fine restano “confuse”. La somma delle relazioni tra reale, virtuale, lavorativo, affettivo a cui si somma anche la dematerializzazione in atto nella PA, include lo spostamento anche nel mondo affettivo della precarietà che si vive in quello lavorativo e sociale. In pratica, e non solo in Italia ma in tutto l’Occidente, ciò che è precario nel lavoro viene trasferito negli affetti, quindi in amore minando la stabilità dei sentimenti.
Del resto il 42% di divorzi nelle coppie sposate e il 60% di abbandoni in quelle conviventi, da dove emergerebbe se non da una confusione tra reale e virtuale e dalla crisi della responsabilità verso se stessi e le persone che si amano? Il non andare a votare o peggio il suggerirlo come è stato fatto dalle massime cariche dello Stato in Italia, conferma la crisi sociale che è una crisi di affetti, di amore, di responsabilità e di valori quindi politica e infine economica. La crisi è il non riconoscimento dei propri impegni. L’impegno d’educare la prole, ma anche l’impegno a re-innamorarsi del partner al netto di ogni crisi affettiva. Che ci siano stagioni in cui non si ama il coniuge è talmente scontato, che diventa banale discuterne ancora. Una persona responsabile non si scandalizza nello scoprire che non ama più l’altra parte del cielo, ma s’impegna nel riprendere l’amore, rigenerarlo e rilanciarlo. Questa è la responsabilità che si applica sui figli, sul coniuge, sul lavoro e negli impegni di ogni genere.
L’invito a non votare viene incamerato in una sensibilità sociale ed affettiva già danneggiata, che contribuisce al malessere nazionale che è di conseguenza anche economico. Infatti questi inviti provengono da un personaggio (il renzi) che vive e svolge il suo incarico “politico” (in assenza di legittimità politica) in un regime di non voto (non è stato votato da nessuno) sguazzando nella totale irresponsabilità sociale e morale che alimenta. Questo è un aspetto istituzionale che merita un approfondimento a parte, ma che s’inquadra perfettamente nella crisi sociale del Paese, infatti questo Governo è funzionale al disegno sociale e politico di disimpegno della Nazione. Appena l’Italia si dovesse svegliare, riassumendo in proprio i diritti che ha dimenticato, tra il cui il voto, il quadro nazionale cambierà. Resta il fatto che il disimpegno non deve essere esaminato solo sotto il punto di vista più immediato, quasi assolvendosi, dalla “marachella” commessa nel non votare. Il non voto è soprattutto una mancanza di responsabilità verso il proprio amore, la famiglia, i figli, quello che siamo e rappresentiamo che merita d’essere recuperato. La crisi non è fuori da noi ma dentro.