Ipotesi di totale rivoluzione nella ristorazione alla ricerca d’identità nel post pandemia da polmonite cinese.
Questo studio segue ad altri 4 già qui pubblicati, dove sono state espresse gravi critiche al settore.
E’ a tutti noto che un’importante fetta d’operatori del settore potrebbe non aprire più all’atto dell’avvio della fase 2.
Indicativamente pare che il 60% del settore sia in aperta crisi, questa è l’ipotesi.
E’ vero; non sono proporzioni difficili da credere, considerando i gravi errori commessi dai ristoratori.
L’attuale “stile” di ristorazione è stato ricaricare i costi d’acquisto del 230% non attendendo altro che il cliente esca avendo pagato il conto.
Tutto qui, nulla di più.
Com’è possibile “salvare” un settore dalla scomparsa quando i termini del problema sono così limitati?
Le diverse ipotesi sulle quali è invece necessario lavorare si basano su un’idea di fondo: il cibo a se stante è troppo poco per essere venduto al cliente.
Anche se la ristorazione in grande stile vive una stagione d’oro dagli anni Sessanta, non basta per proseguire; servono idee nuove.
S’immagina un locale più ampio di quelli attuali o una sua radicale risistemazione a temi diversi.
L’ipotesi è che si entri nel ristorante potendo scegliere (spesso su solo appuntamento) sale diverse.
Ci sarà quella sala con grandi video dedicati allo sport dove l’abbigliamento sarà “casual”.
Non da meno la sala dedicata ai grandi film che hanno fatto un’era: immagino “Via con vento”. Un ambiente dove si entra se prenotati e con abiti adeguati: da sera lungo per le Signore e smoking per gli uomini.
A seguire altre due sale strutturate come “varietà” e “politica”.
Nella sala “politica” avremo una sinistra in rosso con falce e martello e il centro in celeste arricchita dalla bandiera nazionale. Tutti ovviamente con giacca e cravatta e tailleur da battaglia per le Signore arringate.