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Impresa gestita con algoritmo; una bestialità.

by Giovanni Carlini
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Impresa gestita da personale giovane quindi con formule immature, incapaci di fidelizzare il personale alle sorti dell’azienda. Cosa accade? La vicenda è la solita. Quando a fare i manager sono i ragazzini, persone sotto i 50 anni quindi ad esperienza limitata, che si vuole pretendere?

I titolari, ovvero imprenditori, pur di risparmiare, a scapito della qualità, farebbero di tutto.

In questo di tutto, c’è l’impiego di personale inadeguato a ruoli di responsabilità.

Un manager rappresenta la sintesi di una lunga serie d’esperienze tra positive e negative. Spesso le seconde sono maggiori rispetto alla prime, ma poco importa. L’esperienza vale per coloro che “cadono” e si rialzano. Questo meccanismo dello sbagliare per non commettere più lo stesso errore, funziona quando si ricopre una posizione in evoluzione non apicale.

Vuol dire che il manager che sbaglia si brucia, il suo vice (trentenne-quarantenne) che commette lo stesso errore, “sta crescendo”; ecco la differenza.

Purtroppo registriamo molte imprese immature con personale direttivo non adeguato a cultura limitata e incompleta. Significa gente che avrà anche studiato, ma non ha capito nulla mancandogli l’esperienza.

Nella serie delle cose da NON fare, c’è l’impresa gestita da un algoritmo.

Caso concreto.

Uno dei più fedeli collaboratori di un’impresa, prevalentemente informatica (le peggiori come qualità di gestione delle risorse umane) risponde a un cliente con 1 giorno di ritardo ad agosto. Da notare che il collaboratore si trova in un fuso orario di -9 ore rispetto all’Italia.

Il sistema di valutazione dell’impresa fa decadere come punteggio e considerazione pubblicata (sul sito aziendale) il collaboratore. Questi chiede all’impresa d’aiutarlo per tornare al livello precedente e gli si spiga ora per allora, cosa non avrebbe dovuto fare. In questo “spiegare” oggi ciò che già doveva essere chiaro, non si agisce manualmente sul sistema per andare incontro al collaboratore.

Il “dirigente” afferma che tutto è gestito dall’algoritmo, motivo per cui “non può agire”. La domanda che ci si pone è semplice: che razza di direttore generale è colui che non sa modificare un algoritmo o imporre la sua visione nella valutazione dell’impresa se il collaboratore è valido e apporta buon fatturato?

Com’è andata a finire? L’impresa ha perso 2 collaboratori con una perdita di fatturato non drammatica, ma significativa.

Ecco come un’impresa gestita con i piedi s’avvia alla scomparsa dal mercato.

L’immagine indica qualcosa d’idilliaco per continuare a sognare in un mondo afflitto da ragazzini che giocano a fare i grandi combinando un mare di guasti.

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