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Immigrazione selettiva. Un nuovo concetto da applicare.

by Giovanni Carlini
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Immigrazione selettiva vuol dire stabilire a priori chi è compatibile e non con il proprio assetto culturale, religioso e sociale.

Lo scopo di questa selezione è semplice: cercare d’evitare le guerre di religione allo stadio civile come in essere in queste ore nell’isola di Cylon.

A dir la verità il pensiero corre alla penisola balcanica negli anni Novanta e nel continente africano un giorno si e l’altro pure.

Circoscrivendo maggiormente il raggio d’azione si passa dalla Francia all’Italia.

Che ci fanno così tanti arabi o di religione islamica in Italia? Chi li ha chiamati, perchè e con quale criterio convivono con noi?

L’attenzione si volge agli immigrati di fede islamica per un motivo estremamente semplice: è quella religione più intollerante tra le molte. In pratica gli arabi “se lo sono chiamata su di sé” un’attenzione malevole su di loro.

Mentre sui filippini immigrati in Italia (sono cattolici) nulla osta. C’è accettazione sui polacchi e latini (da America Latina). Convivenza con gli ortodossi. Esiste distacco verso gli arabi e africani.

La cultura africana è tribale, ma almeno non offensiva verso gli altri, quella araba è spesso islamica e sofferente d’invidia verso l’Occidente, quindi offensiva.

Da queste semplici considerazione nasce il concetto di immigrazione selettiva.

In Italia è stato posto un freno all’immigrazione in senso lato con il concetto “porti chiusi”. Ben fatto, grazie. Ora è però necessario passare alla fase 2 di riabilitazione nazionale: il rimpatrio.

Chiedere di lasciare la Nazione a coloro che non lavorano e non hanno la cittadinanza è un obbligo nazionale.

Rinviare nei paesi d’origine i detenuti non cittadini è un atto dovuto.

Togliere la cittadinanza a chi era extracomunitario, ma ora è “cittadino italiano” però delinque, è un fatto di sana reazione sociale quindi va re-impatriato.

Perchè costituisce scandalo un libero dibattito sul rimpatrio e immigrazione selettiva?

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