Il sindaco (e in questo ragionamento non esiste alcuna declinazione al femminile) in quanto, nella società moderna abbiamo la carica e l’incarico, non la sessualizzazione del ruolo.
Solo livelli inferiori di pensiero e cultura stabiliscono differenze di genere nella professionalità.
Abbiamo il sindaco indipendentemente dal genere. Quindi il direttore d’orchestra e il chirurgo. Si può anche dire la Signora Rossi e chirurgo, come l’avvocato e quindi il nome. Altre impostazioni sono ridicole e infatti emergono da un femminismo elettorale modello “movimento 5 stelle” che si trova, oggi, al termine della sua parabola espressiva.
Chiarito che abbiamo solo sindaci, senza alcuna declinazione di genere perchè la professionalità appartiene all’essere umano istruito, ora l’approfondimento si fa più acuto e doloroso.
Ultimamente si confermano sindaci nominati da meno della metà dell’elettorato.
Che ci fai con un sindaco eletto da una pattuglia d’elettori del tipo 30-35-40%?
Si tratta d’incarichi assegnati a gente che non è in grado d’esprimere alcun disegno completo di gestione dell’Ente Locale in forma coinvolgente. In pratica dei reggenti, supplenti di un qualcosa che non è maturato.
Attualmente ci sono molto amministratori pubblici politicamente insignificanti o immaturi, perchè eletti da meno della metà degli elettori al voto. Con amministrazioni di questo tipo (qualsiasi colore abbiano) non si costruisce la storia del Comune.
Urge un intervento del legislatore che consideri illegittima quella votazione cui hanno partecipano meno del 50% più 1 elettore.
Relativamente a chi non vota, l’elenco deve passare dal seggio elettorale al Comune affinché si applichi una penalità dell’1% sulle tasse locali.
Con questa mentalità, la gente che non si vaccina, in epoca pandemica, paga le spese ospedaliere di un loro eventuale ricovero.
Proseguendo, la non partecipazione al voto alle politiche implica un 1% di tasse in più sull’IRPEF. Motivo per cui tante elezioni mancate senza una giustificazione del tipo ricovero d’urgenza in ospedale o lunga permanenza all’estero, comportano aumenti di gettito fiscale per lo Stato del 3-4-5%
Non si tratta di concetti rivoluzionari!