FORMAZIONE

CULTURA

Home FORMAZIONESOCIOLOGIAStudi di sociologia Il sesso in era globalizzata. Studi e ricerche prof Carlini

Il sesso in era globalizzata. Studi e ricerche prof Carlini

by Giovanni Carlini
0 commenti

Le basi concettuali per una nuova sociologia della sessualità

di Giovanni Carlini

 

Introduzione

In Italia alcune Università (in particolare a Bologna – sede di Forlì e Parma) hanno lanciato corsi sulla sociologia della sessualità e studi sul sesso in era globalizzata per cui si stanno moltiplicando gli interventi concettuali e dottrinali, a favore dell’istituzione permanente di una cattedra capace di studiare come la sessualità s’interponga nella relazione sociale e quindi evolva il sesso in epoca moderna.

In questo studio, critico ma propositivo verso la dottrina sociologica, si desidera offrire sia un punto di vista innovativo sulle ultime ricerche, collegandole allo sviluppo della materia, sia una critica al pensiero sociologico ufficiale, che ha trascurato argomenti importanti alla vita sociale dell’uomo come un corretto uso della prassi sessuale. Quando e come il sesso risponde a una forma di comunicazione intima corretta?

 

Quando la folla diventa un gruppo coeso?

Come in ogni argomento umano, anche per ragionare intorno al sesso serve un inizio dottrinale e concettuale. In questo caso la fonte del pensiero nasce con l’origine stessa della sociologia che coincide con una domanda: quando un mero gruppo di persone diventa coeso?

Il pensiero sociologico trova, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la sua prima forma concettuale grazie agli importanti studi condotti dai due padri fondatori:

  1. Emile Durkheim (1858-1917)
  2. Max Weber (1864-1920)

Laddove il primo si è concentrato sui valori che fondano la società e il suo collante, studiando il passaggio da folla a gruppo coeso (sfortunati sono stati gli studi di Gustave Le Bonne, contemporanei a quelli di Durkheim, descritti nel libro Psicologia delle Folle del 1895) Weber si applica invece sull’agire umano e il nesso tra logica e burocrazia, consegnando un aspetto vivibile per la persona nella dottrina sociologica, anziché solo concettuale.

Questi valori (perché tali sono, anziché sistemazione delle idee) avranno bisogno di un rilancio oltreoceano, attraverso la Scuola di Chicago che li contestualizza e sviluppa nell’ambito della città e nei fenomeni d’immigrazione, per prendere forma e tornare successivamente in Europa per l’applicazione. Infatti una seconda forma concettuale della sociologia troverà i suoi interpreti in:

  • William Thomas (1863-1947) che con Florian Znaniecki pubblicherà tra il 1918 e il 1920 Il contadino polacco in Europa e in America seguito dalle riflessioni con Gli immigrati e l’America nel 1921;
  • Robert e Helen Lynd, con l’avvio degli studi di comunità, nel 1929 con Middletown;
  • e infine la diversità culturale della vita urbana e il rapporto tra identità e cultura, la concezione di sé e forme del riconoscimento sociale, con Robert E. Park (1864-1944) nel libro The City pubblicato nel 1915.

Questi concetti sono necessari per identificare come le persone si riconoscano nella comunità e quindi nelle relazioni intime, in quanto esiste un nesso tra sesso e relazione sociale come ha studiato Sigmund Freud introducendo il concetto di sublimazione. In base alla sublimazione, Freud individua nel sesso la materia prima per la costruzione della società. Che Freud abbia ragione o torno, certamente il sesso è una forma d’energia umana grazie alla quale si può studiare, pensare, creare, vivere e costruire.

La sociologia bloccata

Nonostante l’excursus storico sopra descritto, da quando Karl Marx (1818-1883) studiando la società dell’epoca, giunge alla definizione di classe sociale e alla loro conseguente conflittualità, questo ragionamento ha purtroppo monopolizzato l’intera disciplina sociologica europea, tralasciando altri aspetti ancora trascurati intorno alla persona. Infatti il sesso verrà studiato solo quasi un secolo dopo, come già accennato, dagli studi della nascente psicanalisi.

Discutendo di conflittualità tra classi sociali, la sociologia ufficiale ha dimenticato, ad esempio, le problematiche comunicative insite nel sesso come forma di comunicazione umana, delegando l’argomento sia alla psicoanalisi che alla psicologia. In realtà, come si comprenderà nel XX secolo, il sesso non solo è un aspetto della personalità, ma assume il suo ruolo completo solo quando è comunicativo verso gli altri, scoprendo, in questo modo, un lato sociologico che la stessa disciplina ha trascurato.

Consegnando alla psicologia aspetti tipicamente relazionali tra persone è stato permesso, ad esempio, nella Scuola italiana di delegare le problematiche di classe agli psicologi anziché ai sociologi. Questa svista contribuisce al degrado che la Scuola nazionale sta subendo da decenni, avendo coinvolto specialisti sbagliati su problematiche estranee alla loro professionalità. L’interazione di gruppo e le sue devianze, in effetti, seguono delle regole che sono estranee alla psicologia sociale richiedendo punti di vista capaci di colpire i leader negativi, per frantumarne l’esempio anziché comprendere e giustificare, come tipicamente si relaziona uno psicologo analizzando il punto di vista individuale nel gruppo.

Ecco che la sociologia, studiando nel suo complesso il gruppo in interazione, sarebbe in grado di proporre delle iniziative “più dure e di contrasto” rispetto quelle comprensive provenienti dallo psicologo, limitato alla visuale individuale. La mentalità d’assuefazione che è derivata dall’intervento dello psicologo al posto del sociologo, nello studio dell’interazione tra gruppi nella Scuola italiana, ha infine condotto all’incapacità dei Presidi nel rispondere ai genitori mentre difendono i figli che non studiano.

Chiudendo questa parentesi che indica quanti passaggi siano stati trascurati da quella sociologia ufficiale concentrata sulla conflittualità tra classi sociali, va osservato come abbiamo dovuto attendere il 1979 (praticamente un secolo dopo) per sdoganare la dottrina.

Finalmente, e a opera di un sociologo marxista francese, Pierre Bourdieu (1930-2002) dal conflitto si passa al consumo come forma di confronto sociale aprendo a quello che Vera Zolberg nel 1986 definirà “arma sociale”. Infatti il consumo si presenta, nei rapporti umani come un modo per misurarsi con gli altri. Il passaggio successo, purtroppo non positivo, nel considerare il sesso come consumo non è più molto lontano.

In realtà un bisogno di cambiamento era stato già accennato nel 1963 dallo storico Edward P. Thompson, pubblicando Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra che identifica la classe sociale non per estrazione sociale, come avvenuto sino ad allora, ma per un insieme di relazioni, però solo Bourdieu ha saputo andare oltre. Nel dettaglio, il sociologo francese, nel libro La distinzione, supera il concetto di “sovvertimento della società borghese attraverso la rivoluzione con affermazione del proletariato” introducendo un nuovo punto di vista dove le persone sono dotate di capitale iniziale (seppur condizionato dalla famiglia d’origine).

Questo capitale “per iniziare la vita” si ripartisce tra sociale, intellettuale ed economico. Non finisce qui. La vera distinzione tra classi, a questo punto non passa più per l’appartenenza sociale (che sicuramente influisce) ma attraverso la gestione dei talenti/capitali valorizzati che hanno la necessità d’essere mostrati alla società attraverso gli stili di consumo. Ecco che il consumo, riprendendo le analisi già svolte sia da Georg Simmel (1858-1918) sulla moda e l’ornamento che il pensiero sul confezionamento del cibo come gerarchia sociale, pubblicate nel 1982 dall’antropologo sociale Jack Goody, diventa la nuova ragione sociale di una società che ha bisogno di far vedere per esistere. Quando si parla di ornamento e bisogno di far vedere, le implicazioni sessuali diventano pressoché automatiche in quanto il sesso è “far vedere” e consumare quote di relazione privata. Finalmente, con questo salto di qualità, la sociologia esce dal tunnel della conflittualità sociale marxista, per entrare nella vita sociale che ha studiato ma non analizzato, nei suoi aspetti più intimi e importanti. Nasce il sesso come argomento di riflessione sociologica.

 

Il bisogno di una sessualità che esprima valori

Laddove il sesso è ancor oggi una materia di studio per la psicoanalisi e la psicologia, con qualche intervento pionieristico nell’ambito sociologico grazie all’Università di Bologna (prof. Costantino Cipolla) il disagio e la solitudine esistenziale nel sesso come valore da trasmettere, esplode in epoca globalizzata.

Già Richard Sennett, sociologo statunitense, nel libro La Cultura del nuovo capitalismo nel 2006, spiega come il lavoro moderno espella la mentalità dell’artigiano (altamente specializzato in una sola attività svolta per tutta la vita) richiedendo frequenti adattamenti e cambi di posto di lavoro, dove non si vive e matura più nell’anima, ma solo a cottimo, in un turbine di comparse senza storia. Il maestro che meglio ha saputo spiegarci lo smarrimento emotivo e sostanziale in epoca globalizzata, è e resta il sociologo vivente Zygmunt Bauman.

Vite di scarto, La società sotto assedio, Amore Liquido, Vita liquida e in molti alti testi di studio, Bauman ha saputo descrivere il vuoto esistenziale e la conseguente superficialità di una società basata sulla mera comunicazione. Il solo parlare, soprattutto nel social network, lascia un pensiero ridotto allo stadio di vapore al posto delle idee necessarie a vivere e relazionare. Siamo seppelliti da messaggi senza trovare testi con idee. In una solitudine così intensa, il sesso assume il ruolo di sintesi comunicativa. Purtroppo questa “sintesi” non riesce a esprimere l’intensità di sentimenti mai maturati, svuotando ancora di più la relazione in una sorta d’avvitamento senza uscita. Il cane che si morde la coda per fame. Nell’immensità della tristezza e vuoto espressivo comunicativo e sessuale dei nostri giorni globalizzati, giungono a maturazione le riflessioni della sociologa Catherine Hakim, con il libro Capitale erotico del 2012. La Hakim critica e rilancia Bourdieu, reo di non aver aggiunto ai capitali sociali già descritti anche quello sessuale, in grado di “fare la differenza”. Con il paziente lavoro della Hakim, integrando Bourdieu, il sesso rientra finalmente nella relazione umana sociale come già aveva fatto Freud, misurandosi però su nuovi livelli di problematicità sia in termini di relazione sociale intima danneggiata dalla globalizzazione (la precarietà sociale entra nel sesso a cui affida l’estremo bisogno di relazione intima significativa) che a confronto con le nuove patologie sessuali moderne quali l’esibizionismo, il nudismo culturale, il nudismo malato-esibizionstio e lo scambismo. Si tratta, a questo punto, di un sesso malato, carico d’aspettative, non in grado di rispondere a tutte le sollecitazioni. Da internet le persone cercando disperatamente sesso come se fosse la definizione del rapporto umano più esaltante mentre, in realtà, si riduce a consumo di sesso che lascia ancora più soli rispetto a prima del rapporto. Il sesso malato diviene quindi tale quando è sganciato da una relazione affettiva o significativa chiamato però a dare soddisfazione senza saper andare oltre il solo consumo (arma sociale).

La nuova sociologia della sessualità deve quindi replicare quel processo già avviato negli studi economici unendo all’essere umano la sua vita. Con il libro Spiriti animali del 2009, gli economisti Akerlof e Shiller, hanno spiegato come nell’economia mancasse lo studio e considerazione dell’imponderabile nel comportamento umano. Questa mancanza ha generato la crisi subprime. In analogia alla svolta già in corso di maturazione nelle scienze economiche, anche la sociologia dovrebbe scoprire il sesso come argomento di studio nel comportamento relazionale di coppia.

In particolare, rispetto gli studi già attivi in ambito di sociologia della devianza, oggi il deviante non è più solo quella persona che applica metodiche sessuali, al di fuori della norma sociale o della legge, ma soprattutto chi non ha codificato con il partner un comportamento condiviso. E’ la capacità d’intesa con il partner che rappresenta il nuovo limite tra la malattia e accettazione della pratica sessuale, fermo restando la legge che deve e vuole tutelare le personalità dei minori e persone. Quindi, nel rispetto della legge e della dignità altrui, la nuova sessualità richiede sia l’accordo di coppia per essere dignitosa, che anche introita necessariamente degli atteggiamenti tradizionalmente devianti, per consegnare alla coppia una “patente” di partecipazione all’attualità. Ne sono prova le foto in internet, la riscoperta del nudismo e molti altri atteggiamenti che la sociologia ancora non ha esplorato a favore di un’utenza attenta e disponibile, pronta a comprare nuovi punti di vista per vivere meglio. La sociologia ancora non sa rispondere al sesso malato o a quella quota di sesso deviato introitato nella relazione sana di coppia (se condiviso)

 

Il metodo d’indagine statistico

Per capire la sessualità delle persone, l’unico vero metodo d’indagine consiste nell’attribuire importanza all’interpretazione che l’individuo dà della situazione oggettiva, derivante dal suo retroterra culturale e affettivo, compresi i dolori e fratture emotive subite.

Il metodo di ricerca e indagine sociologica (a cui molto si deve per gli studi di Max Weber) si avvicina in questo modo a quello etnografico, andando oltre le sole fonti statistiche, per cogliere l’essenza del materiale autobiografico, fotografico e di testimonianza d’ogni intervistato considerato fonte autonoma di pensiero da coniugare con quello degli altri.

E’ importante far tesoro dell’esperienza maturata dalla Hakim sull’inespressività dell’indagine campionaria con intervistati che rispondono come “si dovrebbe”, oppure con ilarità, sminuendo appositamente ogni ricerca sul sesso. L’indagine campionaria si rivela così non adatta perché presuppone una matrice con domande e risposte standard, tagliando fuori le tecniche quantitative. Purtroppo la dottrina metodologica discrimina tra sondaggio (superficiale raccolta di dati senza motivazioni) e ricerca campionaria (correlazioni tra variabili e studio dei fenomeni).

Essendo l’inchiesta campionaria la procedura di rilevazione più diffusa nella ricerca sociologica (a cui già Marx e Weber fecero ricorso) ha fatto che si che il suo ruolo sia sproporzionato nella gamma di scelta le cui opzioni ritornano attuali in questo ambito studiando la sessualità.

Allargando il campo delle scelte ed entrando nell’ambito dell’intervista qualitativa, possiamo avere 3 tipologie diverse di ricerca: il questionario (domande e risposte standardizzate) l’intervista strutturata (solo domande standardizzate mentre le risposte sono libere) e infine l’intervista libera (domande e risposte non standardizzate).

Al contrario, adottando sia criteri di ricerca qualitativa che quantitativa a seconda della qualità del campione, si richiedono:

  • questionari (domande e risposte standard) quando si conoscono gli intervistati o ci si fida della loro partecipazione. Ricerca quantitativa;
  • intervista strutturate; (domanda standard e risposte libere) quando non si conoscono le persone;
  • intervista libera quando si teme che gli intervistanti vogliano più giocare che rispondere in tutta sincerità;
  • la successiva fase di catalogazione della risposte in idealtipi, è importante che non derivi da un’idea a priori, ma che si formi seguendo le novità che emergono scoprendo le tendenze descritte;
  • per la costruzione del campione secondo i criteri di ricerca sociale (survey) già definiti dal prof. Piergiorgio Corbetta nel manuale: La ricerca sociale: metodologia e tecniche, tomo 4 cap. 1 a cui si rinvia per gli aspetti tecnici.

 

Conclusioni

Come quanto sta accadendo nello studio dell’economia, dopo i recenti fallimenti della dottrina, confermati dalla crisi economica in corso, che ha trascurato gli atteggiamenti non sempre logici delle persone, anche la sociologia ha la necessità di recuperare quelle componenti della relazione umana trascurate o “distaccate” ad altre discipline, come è stato per la sessualità. Il sesso oggi è terra di confine tra devianza “cattiva e buona”. E’ un sesso deviato “buono” quello concordato tra partner. E’ un sesso deviato “cattivo” quello ugualmente manifestato come il “buono” ma non condiviso nello spirito e proiezioni con il coniuge-compagno/a di vita. Ecco che la devianza/malattia non è più limitata al fatto in se per se ma alla sua relazione sociale intima. Questi argomenti la sociologia ancora non ha imparato a rilevare, studiare e discutere, lasciando l’uomo moderno ancora più solo. Il guaio è che si chiede al sesso una capacità di benessere che non riesce a concedere se non limitato al mero consumo in una società consumistica. Come sempre la quadratura del cerchio ricorre e richiede il sentimento senza il quale cessa d’esistere una reale differenza tra umani e regno animale.

Potrebbe piacerti anche