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Il sentimento americano. Celebrando Hopper

by Giovanni Carlini
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Il sentimento americano rappresenta un modo d’essere e di comportarsi che è diverso da quello europeo pur riconoscendosi nella comune matrice occidentale.

Va rammentato che le culture, civiltà o razze si voglia dire, sono in tutto 9 sul pianeta Terra. Ambiti profondamente diversi tra loro non necessariamente convergenti, anzi diversi e tali vogliono restare! Su questo specifico argomento l’editore Armando censurò un libro che non è stato pubblicato vietandone la diffusione. Quindi abbiamo degli editori che censurano il pensiero purché non si “sappia” che le culture del pianeta Terra non convergono restando a se stanti. Se un ragionamento di questo livello è da censurare allora significa che il problema c’è ed è grosso!

Tornando al concetto di base, il sentimento americano è collocato su grandi spazi nei quali spesso c’è solitudine. Non si tratta per forza di cose di una solitudine che affligge ma che va considerata. Solitudine che si conclama sia in ambiente urbano (tanta gente intorno ma nessuno con cui costruire qualcosa che valga la pena) e nella “prateria” intesa come spazio non abitato. Lo spazio non abitato ma civilizzato (comunque pericoloso) rappresenta una costante del paesaggio statunitense.

L’insieme di questi concetti trova in un pittore americano il suo momento di sintesi.

L’artista si chiama Edward Hopper vissuto tra il 1882 e il 1967.

Non ha senso per questo ambito culturale e sito Web descrivere la biografia del pittore; si lascia ad altri il compito. Qui è importante, attraverso la visualizzazione di alcune opere scelte, “respirare-percepire” il sentimento che il pittore trasmette; il sentimento americano.

Ampi spazi, particolarmente illuminati, solitudine, ambiente cittadino come rurale, l’attesa che si trasforma in solitudine senza dramma.

E’ possibile considerare “triste” il sentimento americano? E’ possibile. Potrebbe anche questa una sorta d’iniziale sintesi senza tralasciare successivi sviluppi. Si tratta certamente di un’arte centrata sulla persona, individualisticamente “sociale come apertura moderata agli altri purché restino nei loro spazi”.

 


 

 

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