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Il prossimo collasso del sistema CINA nel suo 70° anniversario di comunismo.

by Giovanni Carlini
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Il prossimo anzi imminente collasso del sistema comunista cinese non è una novità.

A dir la verità la fine del comunismo in Cina non è ampiamente dibattuto nel mondo, solo perchè scongiurato da tutti pensando che rappresenti un guaio per l’Occidente.

La realtà è diversa. La fine della Cina, come oggi conosciuta, rappresenta la conclusione dell’esistenza di un fenomeno da baraccone.

Tutte le pagliacciate di Mao e i suoi rituali simili a Mussolini nel Ventennio fascista italiano, sono atti di propaganda per cui ci vuole credere.

Il punto è che gli stessi cinesi non ci credono, anzi non ci hanno mai creduto: vedi Hong Kong.

La fine della Cina comunista lascia certamente esposti tutti gli investimenti occidentali incautamente realizzati in quella terra. Questo è il rischio di chi ha speculato su un paese comunista in un sistema capitalista.

E’ stato letteralmente incosciente (e stupido) chi ha investito in Cina, senza considerare la forma di governo (dittatura comunista).

Il prossimo collasso della Cina deriva da un governo dittatoriale che non è in grado di guidare una nazione che dovrebbe essere moderna.

Il comunismo è inconciliabile con la modernità.

L’errore fondamentale del comunismo è voler possedere i fattori della produzione anziché consentirne la gestione e uso ai singoli nell’interesse collettivo.

Il secondo errore del comunismo è la pretesa di redistribuire al popolo i frutti della produzione, ottenuta direttamente dal possesso dei fattori anziché il flusso di tasse che ne deriva.

I comunisti (italiani come cinesi) hanno confuso il gettito fiscale con il fatturato.

Il prossimo collasso della Cina si legge nell’inadeguatezza politica alla gestione di un paese che vorrebbe essere potenza, ma non lo è.

In pratica tutto ciò che è cinese, al momento, rappresenta “una cinesata”.

Gli stessi timori americani, verso la Cina, sono uno stimolo all’America per lavorare meglio e di più. Addio Cina comunista.

Scritto in occasione del 70° anno di dittatura cinese.

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