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Il prigioniero da Parkinson: gli snodi comportamentali

by Giovanni Carlini
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QUESTA VERSIONE DEL TESTO E’ STATA APPOSITAMENTE MODIFICATA PER CONSENTIRE UNA MIGLIORE LETTURA ALLA COMUNITA’ DEL PARKINSON

Emergono degli snodi comportamentali importanti nello studio del il prigioniero da Parkinson

prigioniero da parkinson

Il morbo di Parkinson, come noto a tutti, rappresenta uno stato d’alterazione della normale percezione umana: è un peccato! La terapia sociologica, allo studio dall’ottobre 2014 sta cercando di trovare degli spunti adeguati per fronteggiare questi dislivelli.

Il prigioniero da Parkinson (allo stato attuale della ricerca) sembra possa seguire degli snodi comportamentali così suddivisi:

– una condizione poetica e idilliaca, piena di fiori e colore con un grande attivismo nel fare, ma che resta fine a se stesso benché dia appagamento a il prigioniero da Parkinson (forse il 20% del totale)

– una condizione di ira che va oltre lo scatto per diventare apertamente conflittuale, esprimendo con ciò la parte più difficile con cui relazionare (forse il 3% del totale)

– una condizione di silenzio, quasi religioso, osservando tutto senza prendere posizione. Anche questa importate fascia de il prigioniero da Parkinson crea un grosso problema di relazione alla riabilitazione (forse il 50% del totale)

– una condizione di valorizzazione estrema della vita, con reazioni fortissime, per riappropriarsi di quote di vita in scioglimento (meno del 10% del totale)

– una condizione di “osservatori interessati ma non schierati” che raccoglie il resto.

Osservando questo snodo tra comportamenti diversi, è palese che la parte più ricca, viva e reattiva alla malattia è quel 10% che “famelicamente ma con ragionato entusiasmo” cerca senza sosta d’appropriarsi di una vita già vissuta che sta scorrendo sotto i loro occhi.

In termini di terapia sociologica per il Parkinson, la classificazione comportamentale è importante perchè a ogni profilo corrisponde una forma di approccio a il prigioniero da Parkinson rivelando così una intrinseca complicanza e difficoltà nella gestione della malattia.

Ecco che il prigioniero da Parkinson in una nuova lettura della cura necessaria, richiede un “sistema” coordinato d’intervento tra parte medica e da oggi anche sociologica, livellando comportamenti esagerati o poco concludenti come iper attivi.

La vera finalità di questi appunti, o meglio la concreta preoccupazione che emerge dallo snodo comportamentale de il prigioniero da Parkinson qui abbozzato, sono le conseguenze che ne derivano in termini di stabilità dell’amore di coppia. E’ possibile immaginare una specifica problematicità de il prigioniero da Parkinson nella sua vita affettiva, sessuale e di coppia? Dai primi dati appare che ci siano delle modalità di comportamento affettivo solo per il prigioniero da Parkinson che vanno studiate a beneficio della stabilità delle coppie coinvolte nella cura della malattia. Ecco che esplode il bisogno di una teoria sociologica per il Parkinson finalizzata ad alzare la qualità di vita delle persone vittime del morbo/ il prigioniero da Parkinson.

Auguriamoci buon lavoro.

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