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Il prigioniero da Parkinson – fase operativa. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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QUESTA VERSIONE DEL TESTO E’ STATA APPOSITAMENTE MODIFICATA PER CONSENTIRE UNA MIGLIORE LETTURA ALLA COMUNITA’ DEL PARKINSON

Come gestire un processo di ricerca sociale a favore de il prigioniero da Parkinson – fase operativa

prigioniero da parkinson 

La figura indicata come il prigioniero da Parkinson è un personaggio che richiede un grande coinvolgimento emotivo, sociale e intellettivo grazie al quale è in grado di riappropriarsi di quella stabilità comportamentale già compromessa da problematiche oggettive e di natura fisica. Oltre al supporto farmacologico, qui assolutamente non discusso in alcun aspetto, l’obiettivo è quello di “fare” non tanto come se fosse un doposcuola scolastico o per “tenere impegnate le persone” ma come prassi riabilitativa.

E’ il pensiero della scrivente che l’azione pensata e coordinata costituisca un aspetto fondamentale della riappropriazione del comportamento completo da parte del il prigioniero da Parkinson. Questa terapia è assimilabile al ruolo della fisioterapia nel mantenimento del tono muscolare di un paziente senza nulla togliere alla fase farmacologica e più prettamente medica.

 

Nel momento in cui il prigioniero da Parkinson è attivamente coinvolto in un processo di valorizzazione del proprio ruolo nella famiglia, in coppia e nella società, sia attraverso comunità reali che virtuali, è possibile che il suo comportamento possa sotto costante stimolo rispondere in forme migliori rispetto al solo supporto farmacologico. Ovviamente serve una sperimentazione ma i primi dati confermano una forte reazione emotiva e cognitiva.

 

Partendo da queste considerazioni il prigioniero da Parkinson dev’essere il primo attore della sua stessa ricerca sociale selezionando le domande ritenute corrette per descrivere la sua oggettiva condizione e qualità di vita. Detto in altri termini, quei 20/25mila contatti necessari alla stesura di un libro bianco sul Parkinson dovrebbero essere gli stessi ammalati a intervistarsi tra di loro secondo delle griglie d’intervista concordate addestrando le persone. In fondo il libro bianco diviene appena un sottoprodotto di una mobilitazione nazionale.

 

Il prigioniero da Parkinson viene così liberato dalla sua prigione senza essere guarito elevando la qualità della sua esistenza. Certamente la ricerca sociale così realizzata diventa solo una “scusa” per impegnare tutta la Nazione. Da un passaggio di questo tipo matura una coscienza sociale oggi sconosciuta.

 

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