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Il prigioniero da Parkinson: ATTENZIONE! prof Carlini

by Giovanni Carlini
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ATTENZIONE E ATTENZIONE A TUTTI COLORO CHE SI RICONOSCONO NELLA CONDIZIONE DE IL PRIGIONIERO DA PARKINSON

ATTENZIONE!

Una signora scrive d’apprezzare la teoria sociologica per il Parkinson che da questa ricerca emerge passo dopo passo e dichiara d’aver ridotto la quantità di un certo farmaco che, evidentemente, la incastrava nella capacità di provare emozioni. Questa signora si riconoscere a tutti gli effetti nel contesto de il prigioniero da Parkinson anziché malata da Parkinson. Come noto c’è una differenza sostanziale.

La differenza tra un malato qualsiasi di Parkinson e il prigioniero da Parkinson, consiste nella militarizzazione della risposta al morbo attraverso una reazione sociale e culturale che passi attraverso degli snodi comportamentali. Ovviamente chi non ha seguito i precedenti ragionamenti non riesce a comprendere come qualcuno ha scritto (da Rovigo).

Per militarizzazione s’intende una risposta di carattere ed energica al morbo, per snodo comportamentale il fare o interpretare un atteggiamento conforme al proprio carattere, in maniera impegnata allenando il cervello a proseguire nel creare idee e pensiero. Sul tutto c’è l’impegno ad EDUCARE il partner o gli affetti ai nuovi bisogni de il prigioniero da Parkinson.

Non fare tutto ciò e avvilirsi significa restare allo stadio di malato. Per evolvere da malato alla condizione de il prigioniero da Parkinson c’è una teoria sociologica del Parkinson. Tutto questo è ormai noto.

VA PERO’ PRECISATO CHE LA TEORIA SOCIOLOGICA INCLUDE E CONSIDERA NECESSARIA LA MOBILITAZIONE SOCIALE TRA PRIGIONIERI E NON UNA RISPOSTA SOLITARIA AL MORBO. Mi spiego meglio. Per essere realmente prigionieri e non malati, necessita il fare squadra e comunità tra altre persone in un contesto sociale dove si riscrivono le regole in nome del rispetto nei nuovi bisogni che il morbo richiede.

LA TEORIA SOCIOLOGICA NON E’ PER 1 SOLA PERSONA E PER LA SUA SOLA REAZIONE AL MORBO!!

Servono contatti reali o virtuali in forma costante e continuativa creando comunità! Non si può o deve restare soli.

IL RIDURRE IL DOSAGGIO DEI FARMACI NON E’ MAI STATO RICHIESTO e non è neppure necessario, anzi è CONTROPRODUCENTE.

E’ UNA COSA CHE NON SI DEVE FARE E VA CONCORDATA CON IL MEDICO DI RIFERIMENTO. 

NESSUNO E’ AUTORIZZATO A MODIFICARE IL DOSAGGIO DEI FARMACI PRESCRITTI.

L’incremento d’umanità, cultura, sensibilità non si ottiene modificando il dosaggio dei farmaci, ma dalla relazione sociale di comunità che si apre agli altri. Questa è la teoria sociologica per il Parkinson! Come si fa? E’ stato già detto! Aprirsi ai contatti sociali sia virtuali che reali con altre persone allacciando rapporti continuativi nel tempo per produrre idee e concetti, incontri e passeggiate, visite e turismo. 

Appunti di sociologia nel contesto di una Teoria sociologica al Parkinson – Giovanni Carlini

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