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Il PIL a -5 come ho previsto io o -6% da Confindustria? Prof. Carlini

by Giovanni Carlini
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Il PIL già da diverse settimane è stato qui previsto in caduta a -5% su base annua. Inizialmente al solo -2% quando il governo si limitava a un -0,5%.

Successivamente ho rivisto i conti e mi sono corretto a un -5%. Da ieri, 31 marzo la Confindustria comunica una previsione sul PIL 2020 a -6%

E’ stato anche aggiunto, sempre in questi studi, che se fosse -5 o anche -10% su base annua 2020 non è questo il problema.

Lo studio dove è stato aggiornato il calo del PIL 2020 a -5%

Come al solito ci stiamo arrovellando sul problema errato, quello che solitamente viene presentato per celare il fondamentale.

IL VERO PROBLEMA SI CHIAMA INDEBITAMENTO SUL PIL RIVISTO AL 160% rispetto al 136,4 di gennaio 2020 (fonte Ue).

Si rammenta che alle elezioni di due anni fa, nel 2018 l’indebitamento era al 132% sul PIL, quindi è già peggiorato per l’azione di questo “Governo” di “soli” 4 punti in due anni.

La questione del debito sul PIL al 160% riporta in degna considerazione lo spread sui titoli del debito pubblico italiano oggi ampiamente sottovalutato.

Si rammenta che lo spread indica la differenza di rischio e quindi di rendimento in interesse sui titoli tra italiani e tedeschi.

Maggiore è il rischio Paese e più elevato dev’essere l’interesse pagato sul debito pubblico.

Oggi l’interesse pagato sul debito pubblico è nell’ordine dello 0,1%.

E’ realistico considerare il rischio Paese al solo 0,1% massimo 1,4% sul debito italiano? Ovviamente no, dovrebbe essere almeno al 4% il che comporta uno spread a 400.

Ovviamente sono pienamente conscio d’affermare quanto scandalizzerà molti, ma se vogliamo essere sinceri i dati sono questi.

LA GRANDE DOMANDA E’ ORA: CON UN GIAPPONE AL 267% DI DEBITO SUL PIL SENZA FALLIRE COME INVECE ACCADUTO ALL’ARGENTINA AL 155% (nel 2001) E LA GRECIA AL 187% fallita anni fa, noi italiani siamo già falliti?

Falliti significa non riuscire a ripagare il debito.

Quanto qui indicato NON vuole assolutamente limitare o ostacolare i recenti provvedimenti del Governo a favore della popolazione.

Al contrario, questo scritto spiega la giusta diffidenza di più paesi della Ue verso il rischio di fallimento della Repubblica d’Italia.

La Ue non vuole i “coronabond” non perchè sia “cattiva”, ma per non mischiare il fallimento italiano alla moneta unica e alle istituzioni europee.

Questo è il vero problema che va oltre il solo -5 o -6 o -10% di calo del PIL nel 2020.

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