Il PIL già da diverse settimane è stato qui previsto in caduta a -5% su base annua. Inizialmente al solo -2% quando il governo si limitava a un -0,5%.
Successivamente ho rivisto i conti e mi sono corretto a un -5%. Da ieri, 31 marzo la Confindustria comunica una previsione sul PIL 2020 a -6%
E’ stato anche aggiunto, sempre in questi studi, che se fosse -5 o anche -10% su base annua 2020 non è questo il problema.
Come al solito ci stiamo arrovellando sul problema errato, quello che solitamente viene presentato per celare il fondamentale.
IL VERO PROBLEMA SI CHIAMA INDEBITAMENTO SUL PIL RIVISTO AL 160% rispetto al 136,4 di gennaio 2020 (fonte Ue).
Si rammenta che alle elezioni di due anni fa, nel 2018 l’indebitamento era al 132% sul PIL, quindi è già peggiorato per l’azione di questo “Governo” di “soli” 4 punti in due anni.
La questione del debito sul PIL al 160% riporta in degna considerazione lo spread sui titoli del debito pubblico italiano oggi ampiamente sottovalutato.
Si rammenta che lo spread indica la differenza di rischio e quindi di rendimento in interesse sui titoli tra italiani e tedeschi.
Maggiore è il rischio Paese e più elevato dev’essere l’interesse pagato sul debito pubblico.
Oggi l’interesse pagato sul debito pubblico è nell’ordine dello 0,1%.
E’ realistico considerare il rischio Paese al solo 0,1% massimo 1,4% sul debito italiano? Ovviamente no, dovrebbe essere almeno al 4% il che comporta uno spread a 400.
Ovviamente sono pienamente conscio d’affermare quanto scandalizzerà molti, ma se vogliamo essere sinceri i dati sono questi.
LA GRANDE DOMANDA E’ ORA: CON UN GIAPPONE AL 267% DI DEBITO SUL PIL SENZA FALLIRE COME INVECE ACCADUTO ALL’ARGENTINA AL 155% (nel 2001) E LA GRECIA AL 187% fallita anni fa, noi italiani siamo già falliti?
Falliti significa non riuscire a ripagare il debito.
Quanto qui indicato NON vuole assolutamente limitare o ostacolare i recenti provvedimenti del Governo a favore della popolazione.
Al contrario, questo scritto spiega la giusta diffidenza di più paesi della Ue verso il rischio di fallimento della Repubblica d’Italia.
La Ue non vuole i “coronabond” non perchè sia “cattiva”, ma per non mischiare il fallimento italiano alla moneta unica e alle istituzioni europee.
Questo è il vero problema che va oltre il solo -5 o -6 o -10% di calo del PIL nel 2020.