Il dirigente immaturo rappresenta una figura molto diffusa nel panorama aziendale nazionale. Ci sono in giro degli uomini e donne che sotto i 40 anni pretendono la dirigenza come “dovuta” per meriti investiti nel lavoro. Poveretti questi soggetti e ancor peggio quelle povere imprese che ci credono o cascano!
Ecco perchè i conti dell’economia non quadrano mai; abbiamo personale “direttivo” inadeguato.
E’ come avere dei bimbetti che giocano a fare i grandi.
Ma allora chi è il dirigente?
Il dirigente DIRIGE ovvero ha 25-30 anni d’esperienza dalla data d’assunzione.
Ipotizzando un’assunzione a 25-26 anni, il vero direttore ha 55 anni. Questo è un capo. Tutti coloro che sono sotto questa soglia di maturità rappresentano un azzardo configurandosi come degli immaturi. Superficiale l’azienda che ci crede e casca nella trappola dell’essere moderna.
Il concetto di “moderno” non vuol dire adeguarsi acriticamente a quello che fanno gli altri. Quest’ultimo aspetto vuol dire stupidità.
La modernità è un concetto più elevato rispetto al copia incolla.
E’ moderno quello spirito che si stacca dalla dipendenza da DIO, per affermare l’IO come dramma e forza della natura umana.
Staccato dal quieto vivere o dal “sta scritto così”, l’Uomo moderno s’avventura nel non scritto, stabilendo i nuovi percorsi di crescita. Fin qui pare che il moderno sia un’avventuriero. Potrebbe essere, ma quando ci vanno di mezzo uomini e donne sottoposte al comando del dirigente non è più solo un’avventura!
Ecco il punto di snodo tra l’avventura (per i ragazzini) e la crescita ponderata e meditata (per l’Uomo maturo). Questo punto di snodo sono le ricadute sui dipendenti e annesse famiglie dalle scelte adottate dal manager. Chi vuole farsi operare da un giovane a appena laureato chirurgo?
Con questa coscienza il giovane impiegato in carriera torni a mordere il freno perchè il mondo è comunque suo. Che sbraiti o resti calmo e riflessivo, in ogni modo il giovane subentra al vecchio come atto di natura. Accelerare il giusto livello d’alternanza porta solo a frutta acerba, chi se la mangia?