Il costo in contributi della pensione. Taccuino americano 2018. Articolo 4 di una serie di riflessioni.
Il costo in contributi della pensione è altissimo in Italia. In realtà non è solo per la pensione, ma per tutti i servizi sociali resi dall’INPS al Paese. Su ogni busta paga il 40% è in contributi. Detto meglio, ogni dipendente paga all’INPS il 10% scarso e le aziende versano il 30% scarso il che fa il 40% scarso.
Nei precedenti articoli si è argomentato sulla linea di sbarramento, tra età diverse, nella sostenibilità del debito pensionistico. Si è pervenuti alla “linea del Piave” del 33% tra over 65 e i lavoratori collocati tra i 18 e i 65 anni.
Si è anche fatto il confronto tra la Spagna e l’Italia con il resto dell’Occidente. Il nostro paese, già nel 2000 aveva il 27,9% di over 65 e la Spagna il 26%. Valori veramente troppo vicini al 33% quale limite massimo per la sostenibilità dell’impegno pensionistico.
Ebbene i contributi richiesti dall’INPS sono pari al 40% su ogni busta paga di un lavoratore italiano mentre in Spagna sono al 28,3%. Come mai 2 paesi così pericolosamente vicini alla soglia di non sotegno alle pensioni, hanno pesi di contributi così diversi?
Il costo in contributi della pensione è pari al 20% in Germania, 15% in Francia, 12% abbondante negli Usa e al 10% in Gran Bretagna.
Ed ecco che spuntano fuori gli Stati Uniti dando un senso a questo Taccuino americano 2018.
E’ stato già riferito che qui negli Usa è stato superato il tabù della pensione come “un non far più nulla fino a morte”. Il che significa che gli americani lavorano sempre. In tal senso è stato risolto quel problema filosofico di vita che tanto crea disagio in Europa. La soluzione al problema pensionistico europeo risiede nel proseguire a lavorare oltre i 65 anni, imponendo in ciò alla politica la quadratura del cerchio.