Il caso biden (così chiamato per disprezzo dal giorno della sua elezione per assenza di chiarezza sui voti ottenuti e validi alla Presidenza) apre comunque una riflessione sull’età matura; la vecchiaia.
La società occidentale è sempre più ricca di persone anziane che per questo motivo vengono emarginate (rottamate) dal ciclo vitale. A dir la verità, mentre in Italia c’è la corsa ad andare in pensione (per fare poi cosa?) qui negli Usa il pensionato prosegue a lavorare con ritmi diversi anche per arrotondare una pensione non adeguata al costo della vita. Apparentemente la scelta di proseguire a lavorare, in America, sembra triste, ma in realtà tiene sul chi vive e in attività persone che altrimenti si lascerebbero andare ad una morte prematura.
Si apre ora una questione spinosa con la domanda: c’è un posto nella società contemporanea per i maturi-vecchi oppure sono solo persone parcheggiate in attesa di morire? il biden apre un dibattito di questo livello (a sua insaputa e involontariamente in quanto essendo malato non è solo “vecchio”).
Guardare alla TV come il biden si difende su una posizione non difendibile, stringe il cuore, pur essendo il nemico e quello dell’altra parte. Sorge naturale un senso di pietà e di non voglia d’uccidere un uomo già morto.
Il caso biden apre ad elezioni presidenziali già segnate in partenza. L’unica soluzione è la dimissione forzata per impedimento di salute dell’attuale presidente con sua sostituzione. Ci si ritrova in questo modo con una semi terrorista di colore, prima donna a competere seriamente per la Casa Bianca con la possibilità di vincere non per merito, ma disperazione. Avremmo in questo modo la persona sbagliata al posto sbagliato.