Il bluff delle primavere arabe sviluppate in un ambiente politico ostile.
Il bluff delle primavere arabe ha intristito tutti in Occidente ma non poteva essere diversamente. Certo sono cambiati alcuni vertici politici, ma di fatto è tutto come prima. Il fallimento è strutturale. Manca lo spessore culturale per una modifica radicale della società araba. Non è solo questione di democrazia (concetto sconosciuto in quel mondo). La democrazia nasce dalla sensibilità religiosa e culturale di un popolo. Solo apparentemente è una scelta politica.
In realtà la democrazia come forma politica è una sintesi.
Mancando le premesse culturali e sociali, abbiamo avuto solo il bluff delle primavere arabe. Potrà cambiare qualcosa nel mondo arabo? Non credo. Non si tratta di pessimismo o ottimismo. La grande zavorra della società araba è l’immanenza religiosa. Un problema che l’Occidente ha faticosamente risolto nel Rinascimento. Ecco il punto. Il mondo arabo non ha avuto alcun illuminismo tanto meno lo stesso Rinascimento. Come pretendere che gli arabi siano come gli occidentali? Viene anche da chiedersi perché dovrebbero esserlo! L’illuminismo è del 1700. Il profeta Maometto del 500 dopo Cristo. Ci sono 1200 anni di differenza tra un evento e l’altro. A cui si aggiungano altri 300 anni di sonno culturale nell’Islam. In queste condizioni il bluff delle primavere arabe non poteva che abortire com’è stato.
Chi si ricorda com’è andata a finire in Libia? Esempio classico. In Marocco è cambiato tutto per non modificare nulla. Lo Yemen? non ne parliamo. Insomma, e concludendo, il mondo arabo è un mondo a se stante. In carenza di una storia paragonabile con noi, non ci sono punti di concordanza. Certo la ricerca di un modus vivendi tra culture è segno di civiltà, ma non di obbligo. Qualsiasi insistenza verso il mondo arabo da parte dell’Occidente, richiama quella barzelletta tra Gesù e le suore. Pregare per togliere i chiodi dalla croce è sano e saggio, ma poi Gesù cade per terra con un tonfo.