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Il 6 giugno. D-day per tutti vinti e vincitori. Prof Carlini

by Giovanni Carlini
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Il 6 giugno è il mio compleanno. Questa data ricorda anche l’arrivo dei cristiani in vista di Gerusalemme nel 1099 e del conseguente successivo assedio a partire dal 7 giugno. Quindi il decesso di Camillo Benso di Cavour nel 1861 a Torino e lo sbarco in Normandia del 1944. Quanti avvenimenti sotto la stessa data!

E’ tutta la vita che celebro e mi emoziona moltissimo lo sforzo alleato nello sbarco in Normandia. Rispetto profondamente l’impegno alleato, franco-americano-britannico come d’altri per il successo di quell’assalto alla fortezza europea. Però passano gli anni e non posso dimenticare il mio altrettanto grande rispetto per il Gen. Erwin Rommel che agì dalla parte opposta. Con il Generale tedesco voglio e devo ricordare anche i soldati tedeschi che hanno lottato per la loro Patria e in ciò mi riferisco ai 332 soldati che hanno ucciso 10mila soldati americani nella sola spiaggia francese denominata dagli americani “Omaha beach”

Maturando non credo e voglio più celebrare la storia dei vincitori ma la storia, quella che si è effettivamente svolta.

Se fossi stato americano sarei sbarcato, se fossi nato tedesco avrei combattuto nei bunker contro lo sbarco, se fossi nato sovietico avrei avuto la stella rossa sul berretto e se fossi stato italiano sarei stato sicuramente una camicia nera; non credo partigiano per la scarsa considerazione che nutro per la sinistra.

Ecco che oggi, nella maturità della mia età, sento la necessità di ricordare il 6 giugno per tutti coloro che ne hanno fatto parte senza giudicare le motivazioni delle opposte fazioni.

La Seconda guerra mondiale, come la Prima furono lotte fratricide all’interno dell’Occidente. Chi perse in quei conflitti fummo tutti noi. Il primato e concetto stesso d’Occidente lo abbiamo letteralmente distrutto noi stessi. E’ palese che non vedo affatto il mondo come di un tutti uguali ma esseri, tutti da rispettare, divisi tra 9 culture e razze diverse spesso non affatto convergenti tra loro.

Nel 6 giugno desidero ricordare tutti, ma proprio tutti comunque figli nostri, americani, britannici, francesi, polacchi e tedeschi.

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