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Idee e ragionamenti intorno a una riforma della sanità che sia credibile per una politica di bilancio più restrittiva rispetto al passato.

Il fallimento della Repubblica Italiana per eccesso d’indebitamento (le spesa sul PIL è al 160% quando in dottrina, superato il 150%, non si restituisce più ne il capitale ne gli interessi) è un fatto che non si può dire per quanto noto a tutti.

Nel quadro di un rientro dalla spesa eccessiva, la sanità, come la scuola e le pensioni hanno tutti un ruolo di primo piano. Non si vuole in questo contesto ricordare la spesa per singolo studente dello Stato italiano (in linea con l’Occidente più il Giappone) di 6.900 euro per singolo anno a fronte di solo 150 euro versati dalla famiglia.

Il pensiero qui è dedicato alla sanità.

Negli Stati Uniti si sta affermando l’idea di una sanità uguale per tutti, che coinvolga ogni servizio, ma preclusa agli immigrati o non cittadini. Sono NON cittadini quelli privi di carta d’identità (Italia) o di green card per gli Usa.

Per prestazioni di maggior livello è necessaria un’assicurazione privata obbligatoria.

Di fatto il sistema negli Usa è già cosi, ma serve sia ricodificato in forme più chiare e dirette.

In Italia la sanità è in corso di  spostamento verso la domiciliarizzazione della prestazione a casa del paziente per evitare che acceda alle strutture sanitarie e ospedaliere se non per gravi problemi o imminente pericolo di vita. Un sistema di questo tipo alza la spesa non la riduce.

Siamo certi che il nostro paese si possa permettere un modello sanitario di questo tipo?

Senza essere pessimisti o stupidamente ottimisti, quello che si vive oggi nella sanità non sarà il futuro per nessun paese.

La scelta elettorale non può limitarsi al solo partito xz ma dev’essere funzionale alla credibile visione sul futuro senza credere agli asini che volano.

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